Roma
Fiumicino, giallo diossina. Aria tossica, Adr smentisce



Agenti inquinanti e cancerogeni oltre la soglia consentita: al Terminal 3 nelle settimane successive all'incendio si sarebbe respirata diossina in quantità allarmante. Dopo i risultati rassicuranti dei monitoraggi che Aeroporti di Roma ha commissionato nei giorni scorsi, ora le analisi dell'Arpa parlano di “diossina, Pcb e furani in quantità rilevante” e la Procura di Civitavecchia apre un nuovo fascicolo di inchiesta. Nel registro degli indagati finiscono un manager di Adr, sospettato di aver fatto lavorare il personale nei giorni successivi al rogo violando le norme in materia di tutela della salute, e un dirigente dell'Asl Rmd per violazione della normativa sulla sicurezza.
La Procura vuole vederci chiaro sui numerosi problemi di salute riscontrati in almeno centocinquanta lavoratori nelle ultime settimane: disturbi respiratori, problemi alla pelle, sintomi di intossicazione. I dipendenti infatti, hanno continuato a lavorare anche nelle aree più a rischio: Aeroporti di Roma aveva recentemente riaperto anche il «Molo D», previo parere favorevole di un funzionario dell'Asl Rmd, sulla base di analisi dei livelli di inquinamento dell'aria fatte da una società privata che aveva evidenziato la non sussistenza di anomalie a livello tossico. Contemporaneamente però un altro dipartimento della stessa Asl, oltre a diffidare Adr al fine di proseguire il monitoraggio dell'aria, aveva sollecitato l'intervento dell'Arpa Lazio la quale ha invece riscontrato l'elevata quantità di elementi tossici.
“Purtroppo avevamo ragione, il Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino va chiuso fino alla completa bonifica” commenta Guido Lutrario della Federazione Roma e Lazio del sindacato Usb che sta valutando se procedere con una denuncia nei confronti delle diverse autorità aeroportuali che hanno omesso le azioni di loro competenza in materia di sicurezza dei lavoratori.
Secca arriva la smentita da parte di Adr: “In merito alle notizie stampa riguardanti la presenza di diossina nelle zone coinvolte dall’incendio AdR informa di non avere a tuttora alcuna segnalazione da parte di Arpa o dell’Asl Roma D o di altro Ente competente in materia, che confermi la presenza di tale elemento chimico".
Adr si affretta pure a confermare “che le analisi di rilevazione della qualità dell’aria condotte da Hsi Consulting srl e Biochemie Lab srl su almeno 100 postazioni di lavoro e ambienti in aree limitrofe a quelle colpite dall’incendio, ricercando circa 6000 analiti, non hanno evidenziato alcun parametro sopra la norma”.
Sulle cause del rogo la Procura di Civitavecchia aveva già aperto un'inchiesta per incendio colposo nei confronti di quattro operai addetti alla manutenzione degli impianti e di un dirigente di Adr, coordinatore degli impianti tecnici. Quest'ultimo, convocato in procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nelle mani dei magistrati ci sono 18 faldoni relativi ai cantieri aperti nell'area del Terminal 3. Il procuratore di Civitavecchia Gianfranco Amendola ed il pm Valentina Zavatto vogliono capire la tipologia dei materiali utilizzati, tenuto conto che nell'area di mille metri quadrati andata distrutta si contavano solo alcuni idranti e rivelatori di fumo; dopo i primi accertamenti è stato subito chiaro infatti che non esistevano porte tagliafuoco né sistemi automatici a pioggia. Secondo gli esperti, il rogo si sarebbe sviluppato da una sala di servizio, dove dal 27 aprile scorso, per ovviare al surriscaldamento di un quadro elettrico, gli addetti alla manutenzione utilizzavano un condizionatore portatile. Dai filmati delle telecamere risulta che l'apparecchio dal 3 maggio non funzionava più bene.