Follia: al Quirino un viaggio nei meandri segreti della mente di una donna
Alessia Navarro porta in scena Alma Malher, Marina Cveteva e Kiki de Montparnasse
di Silvia Tarquini
Dopo i consensi ottenuti la scorsa stagione con Frida Kahlo, il ritratto di una donna, Alessia Navarro torna sul palco del Teatro Quirino di Roma con Follia, lo spettacolo scritto da Fabio Appetito e diretto da Matteo Tarasco, in scena dal 2 al 6 maggio.
Follia è un intenso viaggio nei meandri più segreti della mente di una donna, compiuto attraverso tre emblematiche figure della cultura del Novecento: Alma Malher, compositrice e pittrice austriaca, Marina Cveteva, poetessa e scrittrice russa e Kiki de Montparnasse, modella francese. Tre donne influenti e affascinanti, tre muse che hanno contribuito all’arte del secolo scorso con le loro vite fuori dal comune.A condurre per mano lo spettatore nelle storie di queste importanti personalità ci saranno le musiche composte da Stefano Mainetti ed eseguite dal vivo da Gilda Buttà al pianoforte, Luca Pincini al violoncello e da Pietro Biondi in voce off.Follia è un dramma intenso che gioca su tre differenti piani di rappresentazione: il gesto, espresso dall’attrice sul palcoscenico; il suono, creato da un team di rumoristi dal vivo; l’immagine, ripresa in diretta con telecamere a lato del palcoscenico e contemporaneamente proiettata su schermo cinematografico.Alessia Navarro interpreterà una donna rinchiusa in un manicomio immaginifico che porterà il pubblico a conoscere i lati più veri, umani e bizzarri di queste donne: Alma Malher combatterà contro la prigionia di possesso che, nell’arte come nella vita, il pittore e amante morboso Oskar Kokoschka ha esercitato su di lei; Marina Cvetaeva parlerà con Rainer Maria Rilke, il poeta con cui aveva una relazione amorosa unicamente epistolare che morì a poche settimane da quello che sarebbe stato il loro primo incontro; Alice Prin, meglio conosciuta come Kiki di Montparnasse, ci porterà invece nell’effervescente Parigi degli anni venti e sognerà un corpo non costretto alla decadenza.
“Il nostro spettacolo, risultato omogeneo dei tre suddetti piani rappresentativi, si configurerà come una sorta di making-off in presa diretta” spiega il regista Matteo Tarasco, “una ibridazione tra radiodramma, video-clip e performance in un costante scambio dialettico da illusione ed elusione, nel senso antico di in-ludo ed ex-ludo, mettersi in gioco e contemporaneamente fuori gioco”.
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