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Roma
Fotoreporter censurati: “Zero risorse per fare il nostro lavoro”. La denuncia

Massacri, guerre, sofferenze e miracoli: la storia esiste solo se qualcuno la racconta. E a raccontarla sono sempre meno professionisti, perché non si investe più nell'editoria e nel giornalismo di inchiesta.

A lanciare la denuncia il fotoreporter romano Alex Mezzenga, da 18 anni in giro per il mondo per raccontare storie, raccogliere sguardi e voci sui territori di guerra e post conflitto, per documentare la realtà, anche quella che si vorrebbe mettere a tacere.

“Alla base del nostro lavoro c'è la possibilità di usare la fotografia come strumento del racconto e del ricordo, perché certi fatti non si dimentichino, ma sopratutto non si ripetano. Tuttavia, negli ultimi anni è diventato sempre più difficile avere la possibilità di dedicarsi a determinate tematiche”, spiega Alex.

“Il mondo dell’informazione si trova davanti ad un paradosso: se da un lato aumenta la voglia del pubblico di essere informato su ciò che accade nel mondo, dall’altro i fondi a disposizione per l’editoria sono sempre meno, con buona pace di giornalisti e fotoreporter. Viviamo una sorta di censura economica, e non ci sono risorse per fare il nostro lavoro”.

E allora, Mezzenga lancia una proposta: una raccolta fondi per finanziare il progetto fotografico #ACASALORO "L’angelo di Mogadiscio".

“Chiedo la vostra fiducia ed un contributo per poter seguitare a raccontare quelle storie che, grazie ai miei occhi e alle mie fotografie, ci renderanno insieme più consapevoli del mondo che ci circonda e a cui apparteniamo. Non vuole avere nessuna connotazione politica, ma solo l'obiettivo di renderci informati e consapevoli di cosa c'è in quei paesi da dove migliaia di persone cercano di scappare”.

La prima tappa sarà la Somalia, un paese in guerra costante da anni, ma dove esistoo anche storie di speranza e resilienza come quella della Dottoressa Asha Omar Ahmed, fuggita nel 1991 dalla Somalia in guerra civile e poi diventata medico chirurgo specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso l'Università la Sapienza di Roma nel 2009, grazie ad una borsa di studio della Cooperazione internazionale.

La Fondazione Rita Levi Montalcini l'ha definita “l’angelo di Mogadiscio”. Per aiutare la sua gente, decide di lasciare il suo lavoro di ostetrica a Roma e di tornare nel suo Paese, dove apre un ambulatorio a Mogadiscio a sostegno delle donne nella lotta alla mortalità materna infantile ed in campagne contro la pratica dell'infibulazione.

Il progetto sarà distribuito attraverso i più importanti canali di informazione, proveremo a venderlo e il ricavato sarà interamente devoluto al progetto. Inoltre sarà realizzato un libro e una Mostra Fotografica itinerante.

Le informazioni per sapere come contribuire si trovano sul sito http://www.alexmezzenga.com/

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