Roma
Fuori Fassina, ira dei militanti. Rumors: "Non è stato un errore"

Fassina escluso e militanti in rivolta. Già perché la voce che circolava nel quartierino generale di Tor Pignattara, dove lunedì alle 18 si è tenuta la riunione plenaria dei candidati delle due liste respinte dalla Commissione elettorale, è che si sia trattato di un trucco per restare fuori dalla competizione. E l'atmosfera si è riempita subito di rabbia e delusione. L'ira perché già da venerdì mattina si sapeva che le firme non sarebbero bastate e che si rischiava grosso; delusione perché i tanti della cosiddetta società civile, nella candidatura di servizio ci avevano creduto. Fassina incarnava il dopo Marino, l'alternativa allo strapotere del Pd renziano e l'unico baluardo alla Destra lepenista e trionfa di demagogia del duo Meloni- Salvini che proprio militanti di Sel come Peciola e Catarci avevano tenuto lontano dal mercato della Montagnola poche ore prima.
Invece, il pasticcio. O meglio: un errore secondo la Commissione, un errore secondo il candidato Fassina, un "trucco" secondo i rumors che lunedì hanno coperto il rumore di fondo della sinistra fassiniana.
Il teorema che ha accompagnato i pensieri dei militanti è semplice. Posto che proprio i militanti storici ex Sel hanno esperienza elettorale da vendere; considerato che le firme vengono passate al setaccio da almeno due filtri, non ultimo quello dello staff del candidato che fa il check di moduli, date e timbri; considerato che da venerdì mattina c'era nell'aria la difficoltà di raccolta delle firme, come è possibile che nessuno si sia accorto della stupidaggine?
E allora c'è anche chi pubblicamente ha gridato al trucco, facendo anche due nomi: Massimiliano e Andrea, due storici compagni che alla sinistra di lotta hanno sempre preferito quella di potere. Uno sarebbe Massimliano Smeriglio, in eterna partnership critica con Nicola Zingaretti e l'altro Andrea Catarci, ricandidato al Muncipio VIII. Poi il ruolo della cancelliera che non avrebbe messo la data sui moduli firmati dai cittadini. Sia chiaro: non esiste nessuna prova certa ma solo gli indizi che i militanti arrabbiati hanno messo in fila. Tra questi anche il fatto che lo stesso Catarci avrebbe salvato due delle sue liste personali seguendo alla lettera la procedura. Chiacchiere che testimoniano la tensione altissima.
Poi c'è il sospetto ambientale: il pezzo di Sel confluito in Sinistra Italiana ha tentato sino all'ultimo la candidatura unitaria col Pd, salvo poi mollare di fronte a Roberto Giachetti che non si è lasciato incantare.
Tornano alla mente le parole di Giulio Andreotti: "A pensar male non si fa mai peccato ma spesso ci si azzecca". Per un momento i compagni si sono sentiti andreottiani si sono visti rincuorare dal Alfio Marchini: "Non credo sia una scelta voluta Credo nella buona fede. Per loro è un problema, rischiano la cancellazione della rappresentanza a livello comunale. Il 3 / 4% di Fassina non si vede né nel Pd né nei 5 stelle, se questo scenario rimane confermato si rischia di alimentare ancora di più l’astensionismo”.