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Roma
Giancarlo Magalli, re dei social si confessa. "Il Libro della Giungla esempio per i politici"

di Alessandra Pesaturo

Il remake del celebre film “Il Libro della Giungla” arriva nelle sale cinematografiche nella versione doppiata in italiano. Il film d'animazione è un “live-action” per la famiglia. Prodotto dalla “Disney”, con la regia che porta la firma di Jon Favreau ha nella versione doppiata in italiano un cast d'eccezione: Neri Marcorè  per il ruolo di Baloo, Violante Placido è la lupa “Raksha”, mamma adottiva di Mowgli. Il grandissimo Toni Servillo, nel ruolo della pantera Bagheera, Giovanna Mezzogiorno per il pitone Kaa. Ultimo grande nome del quintetto, è quello di Giancarlo Magalli che interpreta “Re Luigi” un gigantesco e temperamentoso gorilla.  Affaritaliani ha intervistato il poliedrico Giancarlo Magalli.

Nel Libro della Giungla “RE Luigi” è uno dei personaggi centrali, che tipo di  caratterizzazione ha dato?
“Ha una parte cardine nella storia. Stiamo parlando di un bestione gigante, di una sorta di gigantopiteco, una gorilla alto 20 metri che per giunta è un re. Quindi ho dovuto dare un tono imperioso, fare una voce cavernosa. In verità all'inizio il personaggio è mellifluo deve convincere il piccolo Mowgli a portargli il fuoco, quindi lo blandisce. Portami il fuoco, io sono ricco, farò ricco anche te. In questo frangente la voce è più accattivante, più dolce. Invece quando Mowgli gli dice di no, Re Luigi comincia a diventare prepotente, gli corre dietro, gli vuole fare del male, allora la voce diventa profonda, aggressiva. Re Luigi, è una sorta di politico, rappresenta il potere e quando non gli danno retta si arrabbia molto un po', come avviene nella realtà”.

Qual è la morale di questa storia. Lei afferma che la morale dovrebbero portarla in parlamento, perché?
“E' una storia che insegna a convivere nella diversità, ci fa vedere animali di razze diverse stabilire un patto. Un patto di civile convivenza, nei periodi di emergenza siccità, quando si trova l'acqua non ci si mangia l'uno con l'altro. Questa dovrebbe essere una lezione per la politica, noi di emergenze purtroppo ne viviamo molte e non smettiamo mai di sbranarci”.

Compagni di viaggio in questo doppiaggio altri attori importanti, ci spiega come funziona,  si doppia ancora insieme?
“Purtroppo il doppiaggio non si fa più insieme, per motivi di tempo, di opportunità, di economia, magari uno non può un giorno, l'altro non può un altro, insomma hanno optato per una formula in solitario. Il doppiaggio si fa tutto in colonna separata, ognuno registra per conto proprio, e poi ci si vede solo alla conferenza stampa, o alla prima”.

Questa per lei non è la prima esperienza di doppiaggio in un film d'animazione, quale altro personaggio hai interpretato?
“Tanti anni fa ho doppiato un altro film della Disney che ebbe molto successo, Hercules, dove ero Filottete. Era una sorta di simpatico caprone, ogni tanto si arrabbiava, urlava, però era molto tenero. Quel personaggio in lingua origine era stato doppiato da Danny De Vito. Vincemmo pure il premio internazionale. I doppiatori delle voci italiane, nel cast eravamo io, Raul Bova e Veronica Pivetti”.  

Si può dire che lei è il re dei social, è molto amato dal popolo del web, le fa piacere questo rapporto diretto con la gente?
 “Mi fa molto piacere, perché è un rapporto vero. Io ci sto veramente sui social, ci passo quasi due ore al giorno, sono io che rispondo, che scrivo i post, che pubblico le foto. Preferisco non avere consulenti che gestiscano il mio profilo come fanno altri vip, che fingono di passare la vita su FB. Dietro la mia pagina ci sono io, e credo che questo la gente lo percepisca”.

Oltre il contatto diretto, cosa le piace in particolare dei social?
“Tramite i social mi hanno contattato dei giovani autori The Pills, e mi hanno coinvolto in un loro progetto. Grazie a loro per strada mi fermano molti ragazzi, vogliono fare il selfie, perché mi hanno visto in quel filmato su Youtube. Io quel filmato l'ho girato senza neanche sapere chi fossero, mi hanno chiesto di fare una parte in una scena che facevano loro, mi sono fidato. Pensa avevano pure raccolto una piccola cifra da darmi, non l'ho voluta. In fondo il piacere alla fine me lo hanno fatto loro facendomi conoscere meglio da un pubblico che non avevo”.

Il popolo del web, l'ha candidata come papabile presidente della Repubblica, una bella soddisfazione?
“In effetti non era una candidatura, ci fu il Fatto Quotidiano che aprì un sondaggio su web chiedendo chi avrebbero voluto come Presidente della Repubblica. Quando cominciarono a uscire i soliti nomi, i giovani hanno detto basta con le solite facce della politica, hanno cominciato a fare il mio nome, e poi l'attenzione si è polarizzata su di me. Alla fine ho avuto 24.000 mila voti, il doppio di Rodotà, il quadruplo di Zagrebelsky. Però, ripeto era un sondaggio non sono mai stato candidato ci tengo a dirlo. Poi alla camera ho avuto pure due voti (ndr ride)”  

La democrazia orizzontale della rete voleva si candidarla anche a sindaco, hai mai pensato di fare politica, molti suoi colleghi hanno provato?
“Si mi hanno proposto come sindaco di Roma, pure come sindaco di Napoli. No, non avrei accettato, non ho mai pensato di fare politica, è un lavoro che bisogna saper fare, però mi ha divertito parlarne. Mi è piaciuto essere portavoce del malcontento giovanile nei confronti della vecchia politica. E poi mi piace pensare, forse mi illudo, che se hanno votato e deciso per Mattarella, lo hanno fatto anche perché, hanno capito l'avversione così netta dei giovani verso la vecchia nomenclatura”.

Cosa piace di lei ai giovani, la sua schiettezza, la battuta pronta?
“Credo piaccia soprattutto la mia ironia, li faccio sorridere, ridere. Poi si sa come sono i ragazzi, hanno amori improvvisi che magari così come cominciano finiscono, però sono belli perché sono veri, sono spontanei”.

Ha alle spalle una carriera ricca di successi, cosa le piacerebbe fare di nuovo, che so un remake di un varietà come quelli di una volta, presentare San Remo?
“I vecchi varietà come Fantastico o Canzonissima non si fanno più, inutile illudersi, costano troppo. Mi piacerebbe fare più un programma di idee. Uno di quei programma intelligenti e divertenti come un Late Night Show, dove a basso costo, con due poltrone, un conduttore sagace, domande intelligenti e un ospite, si fa spettacolo di qualità”.

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