Gioco d'azzardo e usura il clan Giuliano a Ladispoli. Tre arresti - Affaritaliani.it

Roma

Gioco d'azzardo e usura il clan Giuliano a Ladispoli. Tre arresti

La Dia di Roma ha eseguito di un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal gip del Tribunale di Civitavecchia Paola Petti, su richiesta della Procura di Civitavecchia, nei confronti di 3 persone, pregiudicate per associazione per delinquere e reati contro il patrimonio di cui una riconducibile clan Giuliano di Napoli. I destinatari dei provvedimenti sono imputati, in concorso tra loro dei reati di usura ed esercizio del gioco d'azzardo aggravati.
Uno dei tre arrestati nel blitz che la Dia di Roma ha effettuato a Ladispoli, Patrizio Massaria, secondo le accuse sarebbe un referente apicale del clan Giuliano di Napoli. I tre sono imputati, in concorso tra loro, dei reati di usura ed esercizio del gioco d'azzardo aggravati, gestito sul litorale a nord della Capitale .
Emblematico, il caso di una di queste (un dipendente pubblico), succube del gioco d'azzardo e delle scommesse calcistiche clandestine, gestite secondo le accuse da Massaria e Lombardi, che ha dichiarato di aver accumulato, in tre anni di giocate 'sulla fiducia', un debito di oltre 10 mila euro e di essere stato minacciato non potendo farvi fronte, nonostante la cessione del quinto del suo stipendio. Tra gli arrestati, figura di primo piano e' sicuramente quella di Patrizio Massaria, elemento dai trascorsi criminali significativi, gia' elemento di vertice del Clan Giuliano, particolarmente temuto a Ladispoli per tale militanza criminale. Secondo quanto appurato dagli investigatori, la conferma viene dalla dichiarazione di un'altra vittima che ammetteva la vessazione anche in ragione del timore nei confronti di Massaria perche' "camorrista".
A riscontro della trascorsa mafiosità dell'uomo, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Salvatore e Luigi Giuliano, per lungo termine al vertice dell'omonimo sodalizio, che lo indicavano quale loro "referente" al quale i membri di "una vera e propria colonia del crimine da loro creata a Ladispoli" si rivolgevano.