Roma
I candidati Pd sotto "ricatto" cinese. Primarie tinte di giallo: votano in 15mila
Il regolamento delle primarie del Partito Democratico parla chiaro: possono partecipare alle “Primarie 2016” in qualità di elettori, oltre ai cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune di Roma, anche tutti i cittadini stranieri regolarmente residenti a Roma. E le comunità di immigrati possono spostare il risultato in barba a tutti i sondaggi. In quest'ottica va vista la campagna di sensibilizzazione al voto degli elettori sino-italiani lanciata da un gruppo di associazioni cinesi, tra cui Associna, che hanno organizzato un vero e proprio tour de force dei candidati "dem" che proporranno la loro idea di città.
Il primo candidato a colloquio con Marco Wong, presidente onorario di Associna, è stato Stefano Pedica. "Abbiamo cercato di capire soprattutto come lui intenda favorire le attivita' commerciali", ha riferito Wong. "Vogliamo incontrare tutti i candidati, li invitiamo a fare una chiacchierata sulle primarie. Ci presentiamo con una lista di 10 domande e 10 proposte, che poi elaboriamo e illustriamo alla comunità cinese".

Sicurezza, commercio, rappresentativita': questi i temi che stanno a cuore alla comunita' cinese di Roma composta - secondo l'ultimo censimento - da 15mila persone (300 mila in cinesi in Italia). I cinesi di Roma, in particolare le seconde generazioni, si sentono integrati nel tessuto sociale e hanno le idee chiare. Vogliono una citta' sicura. "Il tema della sicurezza e' molto sentito e ci accomuna ai residenti italiani. Ogni giorno si registrano episodi di furti, talvolta violenti, ai danni di cittadini cinesi. L'ultimo incidente grave si e' verificato poco tempo fa quando un cinese e' morto nel rogo di un capannone in via dell'Omo che si sospetta sia stato di origine dolosa". Non solo. La rappresentativita' e' un altro tema che i cinesi vogliono porre all'attenzione dei candidati alle primarie del Pd. " I consiglieri aggiunti - istituzione creata tempo fa con scarsi risultati - rappresentano una figura politica posticcia, noi vogliamo poter eleggere veri rappresentanti nell'amministrazione pubblica" ha spiegato Marco Wong. L'unico esempio ad oggi e' quello di Angelo Hu, consigliere comunale a Campo Bisenzio, comune confinante con Prato.
A preoccupare la comunita' cinese si aggiungono le discriminazioni "de iure o de facto". "La nuova modulistica del 14esimo municipio, per fare un esempio, richiede ai cinesi che intendano affiggere insegne pubblicitarie, una traduzione in cinese fatta non dal richiedente, come nel caso di altre comunita', ma dall'ambasciata cinese che non puo' emettere questo tipo di documentazione". Di casi, Marco Wong, potrebbe citarne ancora molti. "Un problema annoso, ad esempio, riguarda l'emissione del certificato di idoneita' alloggiativa per ottenere il permesso di soggiorno, complicato da ottenere perche' il funzionario di turno tende a interpretare in modo restrittivo la normativa esistente", ha concluso Wong.
"A Milano la stampa ha parlato di 'truppe cammellate' e 'accordi sottobanco'. Non siamo stati bravi a comunicare con l'esterno. Il dibattito sulle elezioni e' stato chiuso, si e' svolto in cinese all'interno dei social network, soprattutto wechat, molto piu' usato dai cinesi che utilizzano poco, invece, whatsapp e facebook. E cosi' i media ci hanno ignorati. Salvo poi alimentare polemiche all'indomani del voto. Questa volta ci siamo organizzati per tempo".