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Roma
Dal Covid bomba atomica sul lavoro: 80mila precari a casa, -35% dei contratti

Emergenza lavoro causata dal Covid. Sono oltre 80mila i precari della nostra regione rimasti senza lavoro negli ultimi mesi. Un esercito che nella maggior parte dei casi non ha potuto beneficiare della cassa integrazione né dei ristori, e che si va ad aggiungere agli oltre 260 mila disoccupati censiti nel 2019 nel Lazio.

A lanciare l’allarme la Uil del Lazio che, insieme all’istituto di ricerca Eures, ha raccolto i dati occupazionali degli ultimi cinque anni, evidenziando un sempre maggior ricorso ai contratti a termine e un calo di quelli a tempo indeterminato.  “Una situazione particolarmente critica che avevamo denunciato come a rischio già prima della pandemia - commenta il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica - poiché avevamo notato che l’incremento dell’attivazione di nuovi contratti degli ultimi anni riguardava esclusivamente rapporti brevi, stagionali e comunque a tempo. Rapporti che purtroppo non tutelano il lavoratore o lo tutelano solo in parte. Il Covid ha fatto esplodere questo vaso di Pandora, peggiorando ovviamente la situazione”. 

Se nel quinquennio 2015-2019 infatti l’occupazione regionale aveva mostrato un incremento determinato quasi esclusivamente dalla forte crescita dei lavoratori a termine (+32%), passati da 222 mila a 293 mila, con un’impennata nel 2019 quando i contratti a termine hanno rappresentato oltre l’82% del totale delle nuove attivazioni, nel 2020 anche questa ha subito una battuta di arresto. Anzi un vero e proprio dietrofront.  I dati Inps sulle nuove attivazioni contrattuali relativi ai primi nove mesi del 2020 evidenziano nel Lazio un calo del 34,8% (da 626 mila nel periodo gennaio-settembre del 2019 a 420 mila), osservabile sia per le nuove assunzioni a tempo indeterminato (-24,5%, da 112 mila a 85 mila), sia soprattutto per i contratti a termine (-40,4%), per il lavoro in somministrazione (-39,2%) e per l’apprendistato (-31,4%).

Meno pesante solo il dato relativo ai contratti di lavoro stagionale (-6,8% nel periodo gennaio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), che hanno retto grazie all’apertura del trimestre estivo dove si è registrata un’impennata del 26,2% che ha consentito di recuperare il forte crollo del trimestre precedente (-61,4% rispetto al 2019). Questo vero e proprio tracollo delle nuove attivazioni di lavoro, ed anche di quello “instabile”, passate da 514 mila a 323 mila (-37,1% nei primi nove mesi del 2020), ha significato nello specifico una perdita di 190 mila contratti, riferibili a oltre 80 mila lavoratori passati dal precariato alla disoccupazione, in molti casi senza alcuna tutela né sostegno economico. 

A questi si aggiungono, considerando solo Roma Capitale e area metropolitana, i circa 70 mila lavoratori del mondo del turismo che nel caso in cui non fosse prorogato il blocco dei licenziamenti rimarrebbero senza lavoro, vista la pausa forzata che sta vivendo l’intero settore da circa un anno. “Proroga del blocco dei licenziamenti e rafforzamento della cassa integrazione sono quanto mai indispensabili adesso - conclude Civica - non possiamo assolutamente permetterci di incrementare ulteriormente il numero dei disoccupati e di conseguenza il livello di povertà dei singoli e del Paese. Siamo in piena emergenza oltre che sanitaria anche sociale e non sappiamo quanto ancora la situazione possa reggere prima di esplodere. Comprendiamo perfettamente il blocco di alcune attività ma non si può non tenere conto di ciò che questo comporta e bisogna agire di conseguenza. Anche perché se le grandi imprese con gli ammortizzatori sociali riescono ancora a reggere, per le piccole la situazione è diversa. Non ci sono in ballo ‘solo’ i licenziamenti, ma la chiusura stessa delle varie attività. E Roma in questo è già un triste esempio, purtroppo”. 

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