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Roma
Il Pd di Zingaretti traballa, Veltroni: “Il Pd smetta di gestire il potere”

Parla Walter Veltroni e apre diplomaticamente la stagione del congresso del Pd e, forse, la fine dell'esperienza di Nicola Zingaretti da segretario del partito, “adesso sotto la Lega e tallonato da Fratelli d'Italia”.

Per lo zar Nicola e il suo demiurgo Goffredo Bettini, il doppio carpiato di tentare un Governo Conte Ter e di passare al sostegno di Draghi insieme alla Lega, costerà caro. Traballa la sua segretaria sotto la pressione di Stefano Bonaccini ma se a parlare è l'ex segretario fondatore del Pd, Walter Veltroni, allora vuol di che la strada è segnata.

La platea che Veltroni sceglie è quella del felpato salotto di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, e in pantofole il già segretario e sindaco di Roma si trova a suo agio nel mandare messaggi politici poco trasversali: “Dal filo rosso che unisce Lega col Pd lo scenario clamoroso: l'esperimento di un governo tecnico che è un unicum, auspicato dopo la crisi irreversibile, che però è una situazione che non va bene. Negli altri paesi non esistono governi tecnici. Bisognerebbe avere l'intelligenza di studiare questa frase da trasformare in un'opportunità per dare un po' d'ordine”.

Quindi l'affondo in guanti bianchi: “Io penso che il Pd abbia un problema. Il problema di recuperare la sua vocazione che non è quella di gestire il potere ma di stare dentro la società e rappresentare le ragioni degli ultimi della giustizia sociale dell'ambiente e della legalità”.

E alla domanda se il Pd di Zingaretti può rappresentare questa vocazione, la risposta è l'anticipo di un terremoto: “Lo può essere. Le forze ci sono ma deve scegliere le persone. Deve scegliere una linea che è quella di non rinunciare al guidare il Paese. E la dimensione di governo non è sufficiente, perché l'idea della maggioranze democratiche rischia di mettere in crisi l'idea di Partito Democratico”.

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