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Roma
Il suffragio universale è superato. Il voto degli ignoranti “valga di meno”

Il suffragio universale? Sopravvalutato. Il voto “ignorante” valga meno di quello “informato”. Il voto ponderato é la proposta di Dambisa Moyo, economista della scuola Goldman Sachs, editorialista del Wall Street Journal e del Financial Times.

Lo riferisce il magazine dell'Istituto di ricerca Eurispes, in un'articolo a firma di Alfonso Lo Sardo che analizza il saggio Edge of chaos (in Italia il volume edito da Egea, si intitola Orlo del caos) nel quale l'autrice sostiene che “il voto dei cittadini non può essere uguale. Quello di una persona ‘ignorante’ deve valere meno, molto meno, di quello di un cittadino-elettore informato”.

Scrive Lo Sardo nella recensione: “Nel dibattito politico e culturale sui temi della democrazia e delle elezioni, irrompe questa provocazione, accolta in modo favorevole da più settori, anche e soprattutto in virtù del recente trionfo dei populismi, da quello di Trump negli Usa, a quello del M5S e della Lega in Italia, per non dimenticare la vittoria della Brexit nel Regno Unito. Ma, come si è arrivati a mettere in discussione il principio basilare della democrazia, qual è il suffragio universale? È la reazione di quanti, a prescindere dall’orientamento politico, lamentano il prevalere del cosiddetto ‘voto di pancia’, su quello razionale e ragionato. Così Dambisa Moyo teorizza il ‘voto ponderato’ da calcolare in base al grado di informazione ed interesse degli elettori. La consapevolezza che muove la sua conclusione parte dalla evidente crisi della democrazia, incapace ed inefficiente, vittima delle esasperazioni alimentate di populismi e dalla disinformazione delle fake news.

Il ‘voto ponderato’ di cui parla Moyo riguarda l’interesse e la passione per la politica e per i suoi argomenti: «Se ti interessa la politica, se le dedichi tempo, energie e passione, è giusto che la tua voce, le tue scelte, il tuo voto, abbiano più peso nel dibattito». Ovviamente i suoi detrattori hanno mosso dei dubbi su come valutare questo livello di partecipazione e di informazione. «Basterà fare un test – replica l’economista – del tutto simile a quello che si usa per le domande di cittadinanza». La conseguenza di questa impostazione, laddove venisse introdotta, dato che i dubbi sulla sua applicazione rimangono numerosi, sarebbe comunque quella di incoraggiare una maggiore partecipazione delle persone al dibattito politico sulle leggi, le proposte ed i provvedimenti, non fosse altro che per metterle sullo stesso piano di coloro che sono più informati.
Ma le proposte di Dambisa Moyo, tutte orientate ad un miglioramento sostanziale dell’istituto democratico, non finiscono qui. Sua anche la richiesta di ridurre il numero degli appuntamenti elettorali, al fine di far uscire la classe politica dalla prospettiva di una campagna elettorale permanente, invogliandola a governare ed a decidere piuttosto che a cercare consensi a brevi e regolari intervalli temporali. Un’altra proposta riguarda invece il riconoscimento dei compensi ai politici sulla base della crescita economica del Paese, alla stregua dei parametri usati per i manager e per gli amministratori delegati di quelle aziende private dove parte cospicua del compenso da essi ricevuto è legata al raggiungimento degli obiettivi che si sono prefissati.

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