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Roma
Inchiesta Alitalia, le cene di Montezemolo & Co. pagate coi soldi dell'azienda

Inchiesta Alitalia, Montezemolo ed altri 20 amministratori, manager, consulenti e commissari a rischio processo per bancarotta fraudolenta aggravata e false comunicazioni sociali: la Procura di Civitavecchia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini. E spuntano quasi 600mila euro spesi per catering e cene di gala.

 

Inchiesta Alitalia: chi sono i 21 indagati

Gli indagati nei cui confronti è stato emesso avviso di conclusione delle indagini preliminari, passo che solitamente prelude ad una richiesta di rinvio a giudizio, sono i seguenti (i ruoli sono quelli che ricoprivano all'epoca dei fatti): Silvano Cassano (Ad), Marc Cramer Ball (Ad) James Hogan (vicepresidente Cda Alitalia Sai e presidente e Ad di Ethiad), Duncan Naysmith (Cfo), Claudio Rosati (vice presidente financial planning & control e vice presidente financial reporting), Claudio Di Cicco (vice presidente financial reporting), Matteo Mancinelli (general counsel), Paolo Merighi (Senior manager financial statements), Luca Cordero di Montezemolo (presidente Cda e Ad), James Rigney (componente Cda), Giovanni Colaninno (componente Cda), Giovanni Bisignani (componente Cda), Jean Pierre Mustier (componente Cda), Paolo Colombo (componente Cda), Antonella Mansi (componente Cda), Enrico Laghi (consulente incaricato e amministratore di Midco), Corrado Gatti (presidente del collegio sindacale), Alessandro Cortesi (componente collegio sindacale), Domenico Falcone (responsabile della revisione legale del bilancio Alitalia Sai per società Deloitte & Touche Spa, Giancarlo Schisano (Chief operation officer - Accountable manager), John Charles Shepley (Chief planning & Strategy officer).

Inchiesta Alitalia: le cene di gala contestate dalla Procura

Tra le contestazioni della Procura rivolte nei confronti di tre ex amministratori delegati, ovvero Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Marc Cramer Ball, e al Cfo Duncan Naysmith, ci sarebbo 600mila euro di Alitalia che sarebbero stati utilizzati dagli amministratori della compagnia aerea per catering e cene di gala. I quattro avrebbero “distratto e dissipato” le risorse dell'azienda per complessivi 597.609 euro: 133.571 “per spese di catering verso la società 'Relais Le Jardin'” in occasione delle riunioni del Cda, 5.961 per “cene di gala in favore dalla società 'Casina Valadier'” e 485.077 per organizzare 4 eventi aziendali che, “seppur pagati inizialmente da Ethiad, sono poi stati indebitamente addebitati a Alitalia Sai”.

Inchiesta Alitalia: le altre contestazioni della Procura

Alla maggior parte degli indagati, in relazione alle cariche ricoperte in Alitalia Sai spa, ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con decreto del Mise del 2 maggio 2017 cui è seguita, nove giorni dopo, la dichiarazione di insolvenza del tribunale di Civitavecchia, è contestato di aver approvato il bilancio 2015 "falsamente certificato dal revisore Domenico Falcone, con l'approvazione della situazione patrimoniale al 31 ottobre 2016 e al 28 febbraio 2017". In questo modo, gli indagati avrebbero "fornito indicazioni di dati di segno positivo, difformi dal vero e, consentendo il progressivo aumento dell'esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo e, comunque, accettando il rischio di cagionarlo o incrementarlo", astenendosi dal ridurre il capitale, "ed evitando inoltre di chiedere tempestivamente la dichiarazione di insolvenza della società, che veniva poi pronunciata l'11 maggio 2017".

Secondo la Procura di Civitavecchia, l'obiettivo degli indagati era quello di "conseguire un ingiusto profitto consistente nel far sopravvivere artificiosamente la società anche grazie alla registrazione di una falsa plusvalenza nell'esercizio 2016 di un valore pari a 39 milioni di euro e consistente nel migliorare artatamente i dati sulle condizioni economiche di Alitalia Sai, allo scopo di compensare risultati negativi"; così facendo, "consapevolmente esponevano, consentivano di esporre o comunque non impedivano l'esposizione (avendone il dovere) nel bilancio di esercizio e nel bilancio consolidato 2015, nelle relazioni approvate il 22 dicembre 2016 e 27 aprile 207, di fatti rilevanti non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore (pubblico, creditori, soci, finanziatori, potenziali finanziatori, contraenti e potenziali tali, il Mise)".

Per sei indagati (Silvano Cassano, Cramer Ball, Duncan Naysmith, Carlo Rosati, Claudio Di Cicco e Paolo Merighi) c'è l'accusa di bancarotta, allo scopo di conseguire illecitamente la plusvalenza da 39 milioni nel bilancio 2016, attraverso la distrazione o la dissipazione "degli impoerti versati a titolo di compenso alle società di consulenza Accuracy srl e Nyras Capital ltd, rispettivamente pari a 35mila euro e 15mila euro; in particolare, attraverso la perizia Accuracy srl, commissionata da Alitalia Sai spa il 4 agosto 2015 e depositata il 10 settembre 2015, veniva consentita l'iscrizione nel bilancio consolidato relativo all'esercizio 2015 del valore degli slot al primo gennaio 2015 pari a 21 milioni di euro, valore falso; attraverso la perizia Nyras Capital ltd, commissionata il 14 giugno 2016 e risultante depositata formalmente il primo luglio 2016, benchè redatta in realtà in data prossima al 28 luglio 2016, veniva assicurata la possibilità di cedere i citati slot all'importo già contrattato pari a 60 milioni di euro, in modo da conseguire per l'esercizio 2016 una plusvalenza pari all'importo di 39 milioni di euro".

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