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Roma
Isis: attacco della tomba di Vittorio Emanuele III. L'allarme di Ugo D'Atri

di Eugenio Parisi


La tomba  di Vittorio Emanuele III, situata all’interno della Chiesa di santa Caterina ad Alessandria d’Egitto, potrebbe subire  degli atti di vandalismo da parte degli integralisti islamici che da qualche anno ormai stanno sottoponendo ad attacchi sanguinari le comunità cristiane e le loro chiese.


A lanciar l’allarme è stato il Presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle reali tombe del Pantheon, Ugo d’Atri, il quale ha scritto una preoccupata lettera al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni,  affinché intervenga per consentire la traslazione dall’Egitto dei resti del terzo Capo dello Stato dell’Italia unita.
“ L’opinione pubblica- scrive d’Atri a Gentiloni - è dolorosamente  colpita da quanto è avvenuto pochi giorni fa in Egitto con una strage di fedeli copti., dopo numerosi episodi di violenza e frequenti attacchi a chiese cristiane. Prego pertanto- prosegue il Presidente delle Guardie d’Onore nella sua missiva-  di voler esaminare la possibilità di un urgente intervento del Governo Italiano per la traslazione nel nostro Paese della salma del Re Vittorio Emanuele III”.

Per 46 anni Capo dello Stato
Nel suo scritto a Gentiloni, d’Atri  pone ben in rilievo due  questioni. La prima  che Vittorio Emanuele III, al di la del giudizio storico sulla sua figura, fu  capo dello Stato Italiano per ben 46 dei 156 anni della nostra unità nazionale e che a lui in particolare è legato il ricordo della prima guerra mondiale, sentita dagli italiani come la quanta guerra d’indipendenza.  La seconda questione è di natura economica. Il Presidente delle Guardie d’Onore  chiarisce subito che le spese della traslazione e sepoltura nel Pantheon saranno a carico dell’Istituto che ha già predisposto da mesi un fondo.
In verità d’Atri non è la prima volta che cerca di sensibilizzare il Governo italiano sulla questione. Ci ha provato scrivendo anche ai predecessori di Gentiloni. Alche il Cardinale  vicario di Roma, Agostino Vallini, in vista della possibile sepoltura al Pantheon di Vittorio Emanuele III, della Regina Elena, di Re Umberto II e della sua consorte Maria José , scrisse a Renzi. Da Palazzo Chigi però arrivò nessuna risposta.
“Sulla vicenda dell’incredibile ostracismo e disinteresse della repubblica italiana verso i resti mortali di alcuni suoi capi di stato  seppelliti all’estero- ci dichiara l’ex deputato europeo Fabrizio Bertot -  presentai a Strasburgo una interrogazione, aspettandomi una risposta da parte del Governo Italiano.  Tutto tacque. In compenso -continua Bertot-  molti colleghi stranieri mi chiesero notizie.  Tutti erano stupiti del comportamento del governo italiano. Lo erano i deputati ungheresi, bulgari e rumeni i cui Governi hanno riaccolto a braccia aperte i discendenti delle ex case regnanti. In Bulgaria, l’ex Re, Simeone, è diventato addirittura presidente del Consiglio.  In Romania, con legge costituzionale, il governo di Bucarest ha restituito il Palazzo reale all’ex Re Michele, affidandogli con tanto di appannaggio previsto in costituzione, compiti di rappresentanza ed immagine. In Bulgaria i discendenti degli Asburgo hanno incarichi pubblici di rappresentanza”.
“Mi ricordo- prosegue Bertot – che nel 2011, quando morì otto d’Asburgo, figlio dell’ultimo imperatore d’Austria ed Ungheria,  a sua volta principe ereditario austriaco per 6 anni, nonché deputato europeo dal 1979  al 1999, il governo austriaco decretò il lutto e organizzò un funerale di stato, come se Otto fosse stato un imperatore regnante. L’Italia non ci fa dunque una bella figura con i suoi comportamenti parecchio meschini circa gli uomini del suo passato.  D’altra parte le Guardie d’Onore – conclude Bertot – con grande sacrificio sono disponibili ad accollarsi le spese della traslazione al Pantheon dei resti degli ex regnanti. Cosa si aspetta, che gli estremisti islamici facciano scempio dei resti di Vittorio Emanuele III?” .

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