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Roma
Italiani sepolti in Francia: dal Re di Napoli a Gioacchino Rossini in un libro

di Patrizio J. Macci

Monica Bellucci, Corrado Augias, la figlia di Eugenio Scalfari fondatore del quotidiano La Repubblica, Donata, sono solo alcuni tra gli artisti, scrittori e giornalisti che hanno dato il proprio contributo per la redazione del volume L’Italia del Pere Lachaise delle edizioni Skira presentato all’Ambasciata di Francia a Roma.

120 le firme che hanno accettato una sfida complessa e per niente scontata partendo dalle uniche evidenze ancora esistenti (quando non sono andate distrutte anche quelle per mancato rinnovo delle concessioni), le tombe.Sono 61 gli italiani celebri legati a doppio filo con la Francia come il Re di Napoli Gioacchino Murat, i fratelli Bugatti conosciuti in tutto il mondo per le loro automobili esclusive, la cantante Maria Callas, Piero Gobetti, Amedeo Modigliani, Gioacchino Rossini, i fratelli Rosselli e tanti altri che riposano nei quaranta ettari del cimitero di Parigi, mèta di milioni di visite da ogni parte del mondo ogni anno.

Uno spoon river degli italiani di Francia e francesi d’Italia mai realizzato fino ad oggi grazie a un lavoro durato anni che ha impegnato decine di ricercatori utilizzando il web e soprattutto fonti orali, i ricordi di parenti ancora in vita e amici. Una topografia del ricordo tra Roma e Parigi.

La maggior parte delle persone raccontate nel libro e che riposano nell’affascinante cimitero parigino è vissuta tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, alcuni attratti dalle possibilità artistiche d’Oltralpe altri per necessità o perché in fuga per motivi politici. La Francia li ha accolti tutti dandogli ospitalità e rifugio fino alla fine dei loro giorni. Alcuni nomi sono conosciuti ai più, altri hanno conosciuto l’oblio nel nostro paese in parte volontario scegliendo di francesizzare il loro nome da subito ma il loro cuore è rimasto bel saldo nel Belpaese. Fino all’eccezione di Maria Callas nata in Grecia, poi divenuta prima americana e infine italiana per matrimonio e che scelse di autoesiliarsi in Francia. Ma l’Italia le rimase scolpita nell'animo anche quando smise di cantare.

Racconta un aneddoto che dedicatasi all’insegnamento, negli ultimi anni, a un’allieva di canto in difficoltà in un delicato passaggio di un’aria abbia detto: “Ci metta passione, lei ha studiato in America ma è di origine italiana!”. Il colloquio avveniva in francese, perché la sua nazionalità era la sua arte a prescindere dal luogo dove si trovava. Se come recita un proverbio ebraico nessuno muore fino a quando c’è qualcuno che lo ricorda, questo volume era necessario a tutti e due i Paesi.

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