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Roma
Ius Scholae, Rusconi: "A scuola i ragazzi tutti uguali. La riforma c'è già"

Mentre nelle aule del Parlamento si combatte già la battaglia sullo Ius Scholae, nelle scuole la riforma è già una realtà. I ragazzi extracomunitari che frequentano le scuole si sentono italiani. Mauro Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionali Presidi di Roma, piomba sulla querelle tra Centrodestra e Centrosinistra. 

A Montecitorio, dove è approdata la riforma che garantisce la cittadinanza ai ragazzi extracomunitari dopo un ciclo scolastico di cinque anni, la battaglia è iniziata e si preannuncia dura e dall'esito oscuro. "Il nostro Paese si sta spopolando e assistiamo al decremento demografico", ha detto Rusconi a Inews. "C’è quindi la necessità di contare questi ragazzi come cittadini".

Il presidente dei presidi di Roma bacchetta poi i politici. "Rimango perplesso da come in entrambi gli schieramenti prevalga un’impostazione partitico-ideologica e non si valuti la cosa dal punto di vista dell’apertura formativa, che tratti il problema dal punto di vista educativo. Ai politici direi di affrontare il problema guardano al futuro senza ingabbiature ideologiche”

“Molti studenti stranieri in Italia frequentano le nostre scuole. Io non sono un politico e non conosco le implicazioni positive o negative che ci stanno accampando. Ma come cittadino sono perplesso per come si sta avviando il dibattito” sulla proposta di legge dello Ius Scholae. Sono le parole di Mauro Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma. “Sembra che in Italia, quando ci sono problemi, la tendenza è dividersi in guelfi e ghibellini: evidentemente non abbiamo mai superato la fase medievale”.

“Abbiamo centinaia di migliaia di bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole e che io sento italiani. Non c’è alcuna differenza con i loro coetanei" che hanno già la cittadinanza. "Il nostro Paese si sta spopolando e assistiamo al decremento demografico. C’è quindi la necessità di contare questi ragazzi come cittadini", ha aggiunto Rusconi. 

Quale che sia la nazionalità di provenienza, non esistono differenze con i coetani. Le uniche possono essere dal punto di vista formativo. "Ma questo non ha a che fare con la nazionalità. Esistono ragazzi più bravi e meno bravi. La differenza la vedono i politici su basi ideologiche, come spesso fanno sui problemi del mondo della scuola”, ha concluso.

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