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Roma
L'estate di Ponza ai tempi del Covid. Crisi nera: pochi turisti e tanta paura

L'estate dell'isola di Ponza ai tempi del Coronavirus verrà ricordata come quella del deserto e della paura: pochissimi turisti in vacanze, divieto di sbarco ai passeggeri degli yacht ormeggiati a largo e panico da contagio tra i cittadini ponzesi. Il Comune naufraga tra un mare di ordinanze: la denuncia dell'ex sindaco Piero Vigorelli, ora consigliere dell'opposizione.

 

Vigorelli, che estate è stata quella dell'isola di Ponza?

“È stata una estate molto strana rispetto alle precedenti, una estate dove si viveva con la paura dei contagi ma allo stesso tempo non si faceva nulla per evitarli. Il Comune non ha predisposto nulla per evitare assembramenti o per imporre l'utilizzo delle mascherine ed il sindaco ha fatto solo ordinanze fasulle. Ha addirittura fatto un'ordinanza in cui diceva di far rispettare le sue ordinanze precedenti, una cosa ai limiti dell'assurdo. Siamo stati senza presidio, con solo sei vigili e nessun rinforzo da parte di carabinieri, polizia o finanza come avveniva negli anni passati. In più, visto la già difficile e precaria situazione, il sindaco ha avuto la brillante idea di vietare lo sbarco sull'isola ai passeggeri degli yacht ormeggiati a largo di Ponza. Per fortuna però i ponzesi sono stati molto bravi e rispettosi delle regole, sempre con la mascherina e a sanificarsi le mani quando necessario. Ma l'autocontrollo non basta”.

Quanto ha perso Ponza, un comune che vive principalmente di turismo estivo, a causa del Coronavirus?

“Ha perso moltissimo. Ad aprile, maggio e giugno non ci sono stati affari mentre a luglio ed agosto, tranne qualche weekend, c'è stato il solito pienone ma questo non è bastato per far recuperare i tre mesi persi. Potenzialmente poi Ponza ha perso la metà dei turisti perché tutti i mezzi navali che arrivano sull'isola viaggiavano con il 50% dei passeggeri a bordo a causa del distanziamento e delle norme anti-Covid”.

Quante attività hanno chiuso i battenti sull'isola, in ginocchio a causa della pandemia?

“Ci sono state alcune attività che non hanno aperto, ma era successo già lo scorso anno ad essere onesti. Hanno aperto due nuovi ristoranti che hanno avuto anche un discreto successo, ma chi è andato veramente in crisi sono stati i negozi e gli alberghi. Incacasi ridotti del 40% rispetto agli anni passati. Chi ha fatto un po' meglio sono stati bar e ristoranti perché gli italiani di loro non riescono proprio a fare a meno”.

Visti i problemi che si stanno avendo con i traghetti di rientro dalla Sardegna, tra tamponi e gente ammassata, anche Ponza ha avuto problemi con imbarchi e sbarchi dei turisti potenzialmente infetti?

“Sì, anche da noi ci sono stati problemi e questo sempre a causa degli errori del sindaco. Ha fatto due ordinanze per controllare la situazione che si sono rivelate un buco nell'acqua. La prima prevedeva che agli imbarchi per Ponza fosse misurata la temperatura con una postazione fissa del 118, ma questo avveniva solo a Formia mentre ad Anzio, Gaeta, San Felice Circeo e Napoli non c'era nessun controllo. La seconda invece prevedeva la misurazione della temperatura a chi arrivava sull'isola ma è stato fatto solo a singhiozzo”.

I cittadini si sono mai lamentati durante l'estate della possibilità di veder la loro isola infettata dai turisti?

“Certo. Tornando ai mesi del lockdown, sull'isola si erano cerate delle vere e proprie vedette che controllavano chiunque facesse ritorno sull'isola. Addirittura c'è stato chi voleva impedire che i ragazzi dell'isola che studiano a Formia o Gaeta facessero ritorno sull'isola dalle loro famiglie per paura che fossero infetti. Poi con la fine del lockdown le vedette sono sparite ma la paura è sempre stata tanta. Qualora fosse scoppiato un focolaio sull'isola, la nostra economia sarebbe andato allo sfascio”.

Con l'autunno sempre più vicino, come può rialzare la testa l'isola di Ponza?

“Per rialzare la testa ci vuole una testa, e Ponza in Comune una testa non ce l'ha”.

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