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Roma
L'imperatore di Etiopia Selassié e la truffa: “Principe si nasce e si muore"

È attesa per la tarda serata la sentenza nel processo per “truffa di mestiere” che vede imputato a Lugano Giulio Bissiri, alias Makonnen Hailé Selassie, sedicente nipote dell’ultimo imperatore d’Etiopia. Bissiri, attualmente in carcere nel penitenziario della Farera a Lugano.

Bissiri è il padre delle tre concorrenti della passata edizione di Grande Fratello Vip Jessica, Lucrezia, detta Lulù e Clarissa nel corso del processo iniziato mercoledì 28 settembre, si è dichiarato innocente.

E' accusato di aver truffato per circa 13 milioni di Franchi svizzeri, tre imprenditori del Canton Ticino, tra cui un banchiere. Chiara Borelli, Procuratore pubblico ha chiesto la condanna a 7 anni di reclusione e l’espulsione dalla Svizzera. Questa mattina è stata pronunciata l’arringa finale della difesa. Durante l’interrogatorio da parte del giudice Amos Pagnamenta, è stato chiesto a Bissiri quali siano le sue origini. Il sedicente principe etiope, figlio invece di Beniamino Bissiri stalliere e cavallerizzo del Negus, richiamandosi a Totò, effettivamente nobile della famiglia Comnemo, ha ricordato la frase dell’attore napoletano: “Principe si nasce, principe si muore”, volendo con questo affermare di essere effettivamente discendente dell’ultimo imperatore d’Etiopia.

Si presentava ai "clienti" come principe etiope figlio del terzogenito dell’imperatore Hailé Selassie

Secondo l’accusa Bissiri per convincere le sue vittime si presentava come principe etiope figlio del terzogenito dell’imperatore Hailé Selassie. E come tale, diceva di poter avere accesso ad un fantastico tesoro dell’imperatore d’Etiopia del valore di circa 200 miliardi di euro in titoli emessi in marchi tedeschi e dollari americani. Secondo Bissiri per poter incassare il denaro, sarebbero stati necessari milioni di euro di spese per gli avvocati e per le procedure di smobilizzo dei bond e così chiedeva soldi ad imprenditori che potevano finanziare l’iniziativa e che sarebbero stati ricompensati rendendoli partecipi nella spartizione del “malloppo”.

Il tesoro però è inesistente. Bissiri era riuscito persino a farsi firmare delle deleghe dai veri discendenti del Negus, convincendo anche loro dell’esistenza del fantastico deposito. Le indagini della procura di Lugano sono durate circa un anno. Sono stati sentiti alcuni imprenditori italiani che hanno dato soldi a Bissiri.

Chi sono le vittime del sedicente Negus

Tra coloro che sarebbero stati raggirati vi sarebbe il presidente della compagnia di assicurazioni navali la “Ital Brokers” di Genova, Franco Lazzarin, e persino la famiglia dell’ex ad delle Generali Giovanni Perissinotto nonché l’ex amministratore di Holiday Inn l’avvocato Roberto Tedeschi, la cui vicenda è stata resa pubblica dalla figlia Carlotta Tedeschi. Particolarmente toccante il racconto della Tedeschi, poiché a seguito delle dazioni di danaro fatte a Bissiri dal padre, e mai restituite, la famiglia alla morte del genitore, si era ritrovata in miseria.

Gli imprenditori italiani che avrebbero dato credito alla storia del tesoro, sarebbero decine, ma tutti hanno avuto paura a denunciare per il discredito che ne sarebbe derivato sia a loro che alle loro aziende.

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