L’Associazione Nazionale Avvocati per la Persona, le Relazioni familiari e i Minorenni (CAMMINO) ha partecipato ai lavori promossi dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati capitolino per portare all’attenzione delle Istituzioni gli effetti pregiudizievoli della paralisi della giustizia nella delicatissima area dei diritti delle persone, delle relazioni familiari e di tutti i soggetti vulnerabili.
Scrivono in una nota: "La non completa ripresa di tutte le attività giudiziarie comporta l’impossibilità per gli avvocati di garantire con efficacia e celerità la tutela e difesa dei diritti degli individui. CAMMINO è in prima linea per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e inviolabili dei minori, come sanciti dalla convenzione di New York e da tutte le convenzioni e i trattati internazionali, quindi si unisce a tutta l'avvocatura italiana nel chiedere alle Istituzioni, in nome, per conto e nell’interesse dei cittadini, di trovare dette soluzioni per poter garantire i loro diritti.
I ritardi nella fissazione delle udienze ed i rinvii di quelle già fissate, i ritardi nell’emissione dei provvedimenti ed anche nella pubblicazione di quelli emessi da parte di cancellerie ove il personale è ridottissimo, rischiano di tradursi in una giustizia negata, con compromissione dei diritti fondamentali delle persone coinvolte: ad esempio coniugi che si stanno separando costretti a convivere talvolta con esposizione a violenza domestica; minori in casa famiglia che possono vedere i genitori solo in videoconferenza; vere e proprie situazioni di povertà determinate dall’impossibilità di recuperare i crediti da mantenimento…
Non si può, infatti, non sottolineare che in questo periodo di emergenza si è registrato un preoccupante aumento dei casi di femminicidio e della conflittualità di coppia, a discapito proprio dei soggetti più deboli, ovvero le donne vittime di violenza e i minori, costretti ad assistere ad episodi di maltrattamenti e violenza domestica".
In questo contesto per gli avvocati è difficile poter tranquillizzare i propri assistiti ed evitare che perdano fiducia nelle Istituzioni, mentre si acuiscono il disagio relazionale e sociale, l’incertezza dei diritti e la conflittualità, con i rischi di favorire comportamenti illegittimi se non del tutto illeciti.
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