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Roma
Le mani nell'amianto per 20 anni, si ammala: licenziato dalla Difesa

Avrebbero lavorato a stretto contatto con l'amianto, sopra i tetti di eternit senza alcuna protezione e senza rispettare le più elementari norme di sicurezza. Avrebbero maneggiato sostanze tossiche e cancerogene come diossina, diserbanti, acidi, cloruro di vinile e solventi. Tutto questo, mentre svolgevano un lavoro alle dipendenze del Ministero della Difesa, all'interno della caserma del Trullo Piero Donato, ex Parco Materiali Telecomunicazioni.
A denunciare ad affaritaliani.it una storia che lascia senza parole, è Francesco De Tommaso, ex dipendente di una ditta di manovalanza che, negli scorsi anni, ha vinto numerosi appalti dal Ministero. Romano 38enne, Francesco ha lavorato per oltre vent'anni all'interno dell'enorme caserma nel XV municipio, fino a quando lui e gli altri colleghi sono stati licenziati perché “diventati scomodi”.
“Da contratto, il nostro lavoro doveva essere unicamente di manovalanza per carico e scarico merci all'interno dei capannoni. In realtà, l'attività principale era di tutt'altro genere: facevamo i muratori, i magazzinieri, i giardinieri, i fabbri, i falegnami”, racconta De Tommaso. “Abbiamo fatto numerosi interventi di riparazione delle coperture dei capannoni di eternit, in molti casi sfaldato e disgregato. Con il frullino tagliavamo le lastre e le sostituivamo, senza alcuna protezione, a mani nude e respirando polvere di amianto, e senza alcuna sicurezza con il rischio di scivolare e cadere”. Poi, ad un certo punto, due dipendenti della ditta si sono ammalati di tumore e sono morti nel giro di poco tempo. Lo stesso Francesco ha avuto un incidente sul luogo di lavoro con conseguenze gravi. “Sono scivolato e mi sono ferito con una lastra di eternit e ho contratto un tumore al ginocchio, fortunatamente l'operazione è andata bene ma sono stato malissimo. Abbiamo segnalato quanto stava avvenendo ai nostri superiori ma, per tutta risposta, hanno deciso di licenziarci”.

 

 
L'immensa area lungo via del Trullo è a tutt'oggi una bomba ad orologeria pronta ad esplodere immersa tra le palazzina della zona: file di capannoni tutti uguali a poche decine di metri dai caseggiati ocra e, addirittura, dalla riserva naturale Valle dei Casali sul monte Cucco. Dei ventiquattro caseggiati, circa una ventina hanno ancora adesso tetti di amianto: in molti casi si è consumato, danneggiato, persino bucato.
La voce degli ex lavoratori si alza a quattro anni da un esposto presentato da un cittadino della zona costretto a vivere a pochi metri da uno dei numerosi tetti ancora oggi in amianto della caserma. Il signor Massimiliano Ceccarelli, assistito dall'Osservatorio Nazionale Amianto, aveva denunciato la situazione ma da allora nessuna istituzione si è mai mossa.
“Come legale di colui che ha esposto i fatti, oltre che come Presidente dell'ONA, non posso non esprimere il mio vivo disappunto per il fatto che a tutt'oggi le autorità competenti non abbiano ancora provveduto alla bonifica, nonostante sia ormai accertato che l'amianto è in grado di provocare il mesotelioma, il cancro ai polmoni e altre patologie, anche non tumorali”, ha dichiarato l'avvocato Ezio Bonanni. “Agiremo a questo punto in sede civile con un'azione di risarcimento dei danni a carico del Ministero della Difesa e a carico di tutti gli altri responsabili, fermo restando che per coloro che vi hanno lavorato c'è la possibilità di ottenere il riconoscimento della causa di servizio e di tutto quanto è dovuto”.

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