Roma
"Le moschee non verranno schedate". Bocciato l'albo delle religioni
La Commissione Cultura dice no all'Albo obbligatorio delle associazioni e organizzazioni religiose che non hanno sottoscritto intese con lo Stato italiano e che svolgono attività di culto in città per evitare fanatismo ed estremismi nella Capitale.
Respinta all'unanimità la proposta di delibera presentata in Commissione Cultura dai gruppi di opposizione di centrodestra (hanno votato il vicepresidente, Gianluca Peciola di Sel, il consigliere Pd, Dario Nanni, la consigliera Pd, Giulia Tempesta, e la consigliera M5S, Virginia Raggi). Si legge nelle premesse della proposta di delibera: "Considerate le particolari contingenze internazionali, nonché gli ultimi gravi e tragici episodi di terrorismo di matrice ultrafondamentalista islamica avvenuti in Europa e le minacce subite dall'Italia e da Roma quale territorio in cui è ubicata la Santa Sede, anche in vista del Giubileo straordinario, è necessario attuare un attento monitoraggio e condizioni di trasparenza per i luoghi di culto per i quali vi sia il rischio della trasformazione di siti di predicazione di odio e di violenza".
Secondo il provvedimento, la mancata iscrizione all'Albo o la violazione delle norme del relativo regolamento comporteranno la revoca di ogni eventuale autorizzazione relativa all'attivita' dell'associazione religiosa e la chiusura del luogo di culto, nonche' la denuncia da parte dell'amministrazione comunale dei responsabili delle violazioni alle autorita' competenti. Per quanto riguarda i luoghi di culto di religione islamica il Gabinetto del sindaco, secondo la delibera, nel tenere l'Albo obbligatorio si avvarra' della collaborazione del Centro islamico culturale d'Italia della Grande Moschea. Il documento bocciato prevede, quindi, anche un regolamento per la disciplina delle attivita' di culto in locali pubblici o aperti al pubblico del territorio comunale svolte da parte di Associazioni o organizzazioni religiose che non hanno, appunto, sottoscritto intese con lo Stato italiano che per essere iscritte all'albo, devono depositare i propri atti costitutivi e statuti "da cui si evince il rispetto dei valori della Costituzione italiana". Il regolamento prevede, inoltre, che i luoghi di culto devono trovarsi a una distanza minima di 500 metri da altre strutture adibite a pratiche religiose diverse "onde evitare potenziali problemi in termini di sicurezza o convivenza civile".
"Questa delibera - ha spiegato Peciola - presenta elementi di incostituzionalità ed inoltre c'è un'esposizione dell'amministrazione su temi che non sono di competenza di Roma Capitale. Nella delibera ci sono passaggi che possono risultare discriminatori in particolare nei confronti della religione musulmana. Roma, se vuole essere una Capitale internazionale, deve mandare, invece, messaggi di apertura a tutte le fedi religiose, soprattutto nell'anno del Giubileo della Misericordia".