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Roma
Luigi Crespi a sorpresa: "A Roma io voto per Stefano Fassina"

di Fabio Carosi

Luigi Crespi irrompe nelle elezioni per il Comune di Roma. Pubblicitario, esperto di comunicazione, inventore del "patto con gli italiani" firmato in diretta tv da Silvio Berlusconi. Spin doctor di politici italiani e stranieri, tra cui l'ex sindaco Gianni Alemanno con il quale ha vissuto fianco a fianco per un anno e mezzo, nella prima parte della sua gestione del Comune e ora ingaggiato da Indexway di Alessandro Arrighi, Crespi sceglie affaritaliani.it per una valutazione della campagna elettorale romana a pochi giorni dal voto.

Allora Crespi, che ne pensa dei candidati?
"Come nel resto d'Italia assistiamo a una campagna elettorale confusa e con una profilazione direi semplicemente affazzonata. Ho come l'impressione che a capo delle campagne elettorale ci siano bande disperse di dilettanti".

Queste magari lo dice perché non è lei a organizzarle...
"Le rispondo subito: per scelta ho declinato ogni richiesta di ingaggio, perché il mio incarico a Indexway non me lo consente".

Allora l'analisi: quali sono i principali errori? Partiamo da Giorgia Meloni
"Le motivazioni per cui la Meloni presenta la sua candidatura non sono chiare. Non sono romane e anche la gerarchie e la selezione del suo carnet elettorale appare poco centrata. Quindi è una candidatura divisa che guarda un profilo nazionale o al dominio di un'area politica che all'affermazione dei problemi di Roma e con la presunzione di presentarsi come un volto nuovo quando in realtà forse avrebbe fatto meglio a sostenere, difendere, Gianni Alemanno quando con lui ha governato Roma per cinque anni".

... La Raggi che i sondaggisti danno in volata?
"Credo che i romani non scelgano la Raggi ma ciò che rappresenta. Ma ciò che rappresenta è solo una mozione di protesta rispetto al passato, senza acquisire una reale solida credibilità sulla capacità di affrontare i problemi di Roma che sono tanti e diffusi. E' un candidato ombra che funziona proprio perché sta in ombra".

E Roberto Giachetti?
"E' sicuramente una brava persona che qualcun altro direbbe gli è mancato il quid per gestire il passato e il futuro. E' l'espressione più clamorosa di una conflittualità che esiste in un pezzo della ex sinistra italiana. Giachetti va bene ma è il contesto in cui si trova che lo rende complicato. La sua capacita di comunicazione è come sponsorizzare un bradipo per la corsa dei 100 metri piani".

Passiamo a Alfio Marchini, cosa rappresenta?
E' l'occasione perduta, dopo l'endorsement di Berlusconi e il sacrificio di Bertolaso avrebbe dovuto spiegare ai suoi elettori il senso di quell'operazione. Si è perso sulla Ferrari".

Ma perché basta una Ferrari per cambiare le sorti di un impegno che dura da anni?
"E' una vicenda che ha un grande valore simbolico. Non rappresentava un problema ma la risposta data alla Gruber l'ha trasformata in una parodia. La gestione di una vicenda secondaria l'ha trasformata in una roba che può segnare negativamente la campagna elettorale. Io sfido i romani a capire che lavoro fa Marchini, perché in una rappresentazione di cuori, i codici della sua comunicazione sono sbagliati sia come emittente che ricevente. Aveva un compito difficile e diciamo che nel momento in cui doveva fare il passo di qualità si è incartato".

Rimane Stefano Fassina. Per lui è stata una campagna difficile con gli errori delle liste e i ricorsi. Dove arriverà?
Stefano Fassina, che tutti quanti davano caduto per un errore che secondo me non è stato tanto occasionale, ha avuto la forza o la fortuna di tornare in pista. Io credo che ci sia un tema interessante: la necessità che ci sia una forza politica che abbia nel suo statuto la difesa dei più deboli, di quella popolazione meno protetta. A me a Rona non fanno impressioni i topi che passeggiano ma vedere gente normale che fruga nei cassonetti perché non ha da mangiare. Roma è una città stupenda e tragica, così un opzione di sinistra serve al mercato della politica. La sinistra italiana ha perso la sua strada negli ultimi 20 anni: proprio in virtù del grande nemico Berlusconi ha perso l'anima col risultato di trovarsi in casa il Berlusconi all'ennesima potenza. E questo ha fatto riflettere chi è di sinistra per mostrare la capacità di fare gli interesse degli ultimi. Fassina incarna questa possibilità ed è per questo che io voterò Fassina. Al Campidoglio uno come lui ci sta bene. Mi rassicura".

Da esperto di comunicazione e di sondaggi, si lanci in un pronostico: chi vincerà?
"Per la prima volta dopo 20 anni guardo la campagna come cittadino. A Roma avremo sorprese coma a Milano e Torino. Il voto è instabile, gli indecisi fluttuanti e il voto del 5 Stelle è altrettanto instabile. Credo che al ballottaggio andranno Giachetti e la Raggi anche se avremo risultati che ci sorprenderanno. Non c'è sondaggio che dia questi due al ballottaggio. Il tema è che le proporzioni potranno essere diverse: la Raggi potrebbe fare il 30 come il 25 e non si è in grado di capire quanti andranno a votare. Siamo solo di fronte a gente che ha detto di andare a votare ma il Cinque Stelle uscirà ridimensionato. Marchini ha ancora qualche giorno per spiegare come tenere insieme un elettorato che va da Michele Placido a Silvio Berlusconi e il giorno in cui li vedremo insieme al tavolo con lui che spiega cosa fanno lì, avrà in mano il Paese".

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