Roma
"Mafia Capitale cambierà Roma". Storace: "Svolta a novembre col processo"
di Fabio Carosi
Marino "in fuga", Zingaretti "missing", la relazione "scontata" al Consiglio dei Ministri sul commissariamento; soprattutto la questione morale del Pd, tant'è "che alla manifestazione degli onesti del 3 settembre a Don Bosco, non ci saranno problemi di traffico perché saranno in pochi". "Sono tutti topi che difendono il formaggio", così Francesco Storace, vice in Consiglio Regionale e leader de La Destra, definisce il gruppo politico che governa Roma e il Lazio. Già, perché ai guai di Marino e alla sua sfortuna che lo insegue in ciascuno dei viaggi (tanti) all'estero, Storace aggiunge il "problema insostenibile" di Nicola Zingaretti: "Almeno Marino ha lavorato sino a Ferragosto - dice - mentre nessuno si pone il problema di dove stia Zingaretti dopo la grande fuga dei primi di agosto quando, di fronte alle 45 osservazioni alla gara Cup dell'Anticorruzione, ha fatto finta di cadere dalle nuvole".
Secondo Storace la "resa dei conti" per Roma arriverà: "E sarà il prossimo 5 novembre quando partirà il processo per Mafia Capitale. Allora ci sarà il vero cambiamento con centinaia di imputati, tra cui tanti ragazzini del Pd, giornalisti da tutto il mondo che avranno davanti lo spettacolo di boss mafiosi che inizieranno a parlare e faranno piangere i politici. Da quel momento partiranno le picconate a questa situazione catastrofica alla quale nessuno è in grado di dare una soluzione".
Storace, senta: stare all'opposizione in questo scenario è comodo. Alla crisi di Roma e del Lazio secondo lei c'è una via d'uscita' E quale?
"Senza dubbio il voto per Comune e Regione. Dalla maggioranza mi sarei aspettato un'apertura ad una soluzione condivisa ma con chi ci ha bollati come "topi di fogna" neanche il saluto.
Sembra più una soluzione alla crisi del centrosinistra. C'è anche il problema del centrodestra che non c'è...
"Il voto costringerebbe anche "noi" a fare i conti interni."
Uno dei motivi che frena sulla soluzione elettorale è la possibilità concreta che si consegni il governo di Roma al Movimento Cinque Stelle. E' così?
"E chissenefrega se vince il Cinque Stelle, anche se è possibile che accada solo al Comune col meccanismo del ballottaggio, mentre alla Regione il sistema elettorale non lascia così tanti spazi. Questo timore è un problema tutto di sinistra che costringerebbe il centrodestra a fare una partita seria".
Quasi una previsione di risultato possibile...
"Non mi dispiacerebbe se Giorgia Meloni scendesse in campo e penso che a fine mese Atreju potrebbe essere il luogo ideale per passare dalle candidature ipotetiche a quelle reali".
Torniamo alle vacanze. Mai come quest'anno il "danno d'immagine" per Roma si è concentrato sull'estate. Cosa è successo?
"Che si guarda all'immagine di Roma all'estero solo per salvare il "partito Stato" del Pd che è troppo forte e non vuole mollare il formaggio".
E questa è la metafora. La realtà?
"La realtà è che l'assenza dello scioglimento del Comune di Roma la dovranno motivare. Non basta l'immagine, altrimenti il Procuratore Capo Pignatone dovrebbe smettere di fare le inchieste per evitare di danneggiare la Capitale. Ecco perché il vero cambiamento partirà il 5 novembre, giusto due anni di rivoluzione perché tanto ci vorrà per arrivare alle sentenze di primo grado".