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Roma
Mafia Capitale, licenziato in carcere. Via Pucci, "a libro paga" di Buzzi

Poche righe, spedite per raccomandata, direttamente in carcere a Rebibbia. "Lei è oggetto di un provvedimento disciplinare che si potrà concludere con il licenziamento. E' temporaneamente sospeso, ha tempo dieci giorni per fornire spiegazioni". Già tabaccaio di viale Europa, stipendiato da Salvatore Buzzi con 5 mila euro al mese e 15 mila euro di una tantum (come si evince dall'ordinanza di custodia cautelare), divenuto miracolosamente dirigente e direttore del marketing di Eur Spa, Carlo Pucci, crocevia del rapporto tra Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Riccardo Mancini è ufficialmente disoccupato anche se "ospite" dello Stato in carcere.
La decisione di rischiare mille ricorsi nel tempo ma di far cadere una pedina fondamentale dell'indagine Mafia Capitale sugli intrecci di denaro che avevano trasformato la società partecipata dal ministero del Tesoro che amministra il patrimonio del quartietre Eur, nel bancomat di Mancini e Buzzi, è stata presa direttamente dal nuovo ad Enrico Pazzali. Confortato da una serie di pareri di consulenti del lavoro, civilisti e penalisti, Pazzali ha preso la decisione di dare un segno del cambiamento chiudendo definitivamente col passato.
Ma chi è Carlo Pucci. Nato nell'humus della "gioventù fascistella dell'Eur", un negozio di tabaccheria in viale Europa, con la Giunta Alemanno e l'arrivo di Riccardo Mancini sulla sedia di Eur Spa, fa una carriera prodigiosa.
Nelle migliaia di pagine della prima tranche dell'inchiesta su Mafia Capitale, il nome di Carlo Pucci compare agli albori del rapporto tra Buzzi e Carminati. Ed è lo stesso Buzzi che nel corso delle deposizioni a proposito della gara per la gestione e manutenzione del verde pubblico del quartiere dice: "Quando fui chiamato all’Eur... Carlo Pucci mi chiamò: “Ah vieni all'Eur, te facciamo...te presentiamo un amico”, l'amico era Carminati, c'era Pucci, c'era Riccardo Mancini, c'ero io e c'era Massimo. Io lo rivedevo dopo 25 anni". Da quel momento nasce il sodalizio poi ribbatezzato Mafia Capitale.
E il ruolo di Pucci cresce a dismisura, sino a diventare Direttore del Marketing. Dalla stanza controlla e gestisce il patrimonio immobiliare dato in affitto e quindi le rendite, le relazioni con le attività di business che hanno scelto il quartiere e quindi costruisce una rete di relazioni formidabili, grazie anche al fatto che la sua Direzione rientra in quelli che tecnicamente si chiamano "contratti attivi" e che quindi generano flussi di cassa. Siccome non basta il Marketing, Pucci diviene anche “Direttore progetti speciali e servizi interni”. Secondo le indagini, insieme a Franco Panzironi, Carlo Pucci fornisce “uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici e per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione”. Non male per uno che aveva cominciato con sigari, sigarette e ristorazione ed aveva visto brillare la sua luce come assistente personale di Vincenzo Piso, ex consigliere comunale, sedicente esperto di trasporti di An poi miracolosamente eletto alla Camera e ora passato con Ncd.
La replica dell'avvocato Domenico Oropallo, difensore di Pucci: "In sitazioni del genere è del tutto legittimo che l'azienda assuma provvedimenti ma in questo caso non sono assolutamente tempestivi come richiede la norma; dopo oltre un anno non può trovare alcuna giustificazione".

L'INTERCETTAZIONE.
Carminati: “C’hai parlato? Ma sta tranquillo, si?”
Pucci: “Per me non ci sta col cervello… non ci sta, non ci sta con la capoccia!”
Carminati: “Ce la fa? Ce la fa a tenersi il cecio al culo secondo te? No! Non ce la fa…”
Pucci: “Lo so, lo so, lo so, lo so”
Carminati: “Eh, è quello il problema”
Pucci: “È quella la fregatura”
Carminati: “Allora tocca fa’ il male minore, amico mio, perché se io fossi sicuro di quello, ma che pensi che stiamo ancora a parla’ di questa cosa?”.

 

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