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Roma
Malati di mente, guida letteraria alla sopravvivenza in casa: il libro

di Patrizio J. Macci

L’irruzione della follia e della malattia mentale in una famiglia della borghesia romana è il cuore del romanzo di Maurizio Sbordoni quarantenne romano alla sua terza prova narrativa.

Uno scrittore che svetta per ironia innanzitutto verso se stesso. Si presenta, infatti, ai lettori nella bandella di "QUARKS!" in libreria per i tipi di Elliot edizioni dichiarando di essersi laureato in economia dietro sollecitazione del padre e con la “complicità penale della sorella”.

Basta leggere alcune pagine per comprendere che Pirandello è dietro l'angolo: “Era un soleggiato 15 novembre del 2014, il giorno in cui mia suocera Silvana decise di uscire portandosi dietro solo quello che indossava in quel momento. Non aveva fatto in tempo, per fortuna, a preparare un trolley dove ammucchiare una collezione di dolori che avrebbe fatto invidia a più di un professore. Non era riuscita, grazie a Dio, a recuperare il suo inseparabile rosario bianco, sgranato fino al consumo. Aveva perfino dimenticato il beauty case, pieno di quei trucchi con cui imbellettava i traumi per colorarli alla vista del mondo. Elegante come sempre, con la giacca di Burberry in tinta con dei graziosi pantaloni che le scendevano fino alle caviglie, aveva deciso che era arrivato il momento di cambiare vita, creandone una che fosse solo sua. Non era uscita di casa, ma di testa. Non sarebbe più rientrata”.

Quark è un termine usato in ambito scientifico nella fisica delle particelle, una parola dal suono onomatopeico evocante una papera che James Joyce usava per rivolgersi alla figlia affetta da schizofrenia. Sbordoni le fa assumere un nuovo significato usandola come suggello del suo lavoro.Silvana si ammala di quello che gli psichiatri definiscono all’inizio genericamente "psicosi", sua figlia Simona e il genero Maurizio, per evitare di debordare verso la follia con lei, la utilizzano come via di fuga per troncare i deliri paranoici della donna. Perché una malattia mentale coinvolge a tal punto la famiglia del malato da rischiare di portarsi appresso tutti, come mobili da giardino dopo un uragano: dal cane al gatto, dalla figlia alle badanti, dai vicini di casa al genero. Danzano tutti sull'orlo del baratro, dal quale Maurizio racconta, con disincantata e politicamente scorretta ironia, di una famiglia che si stringe attorno alla suocera, di una figlia ritrovata, di un padre egoista, tra speranze di guarigione, ricoveri coatti, luminari della medicina che spesso non sanno che pesci pigliare, scene surreali e una folle via crucis in cerca di una struttura idonea che aiuti tutti a sopravvivere. La narrazione disincantata ma non per questo meno veritiera di una famiglia che saltella senza rete di protezione sul sottilissimo filo che demarca i sani dai folli. Un cinismo raramente visto negli scrittori italiani è il tracciante rosso di inchiostro con il quale l’autore colora le sue parole.

L'evento che potrebbe accadere a chiunque in qualsiasi momento, piomba come un meteorite nell’equilibrio di una famiglia già di per sé “squilibrata” tirando fuori l’autore dalle secche del silenzio narrativo donandogli il materiale per un libro cattivo e determinato dove il primo ad essere messo in discussione è l’autore stesso. Alan Bennet re della cattiveria fa capolino in alcune pagine di Sbordoni dove l’autore è affilato come un rasoio di diamante. La tragedia apparente si trasforma, nel finale, in qualcosa di veramente nuovo.

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