Roma
Marino #resiste, il Pd pure. Alemanno-Meloni: destra in pezzi








Un bagno di folla in Campidoglio per il sindaco dimissionario Ignazio Marino che ha voluto salutare personalmente i circa "3 mila manifestanti" e il solito "bagno di sangue" per la politica" che esce sempre più dilaniata da duello per mandare vi ail sindaco.
Così o striscione con 53 mila firme non basta al commissario Orfini per fare un passo indietro: "Il Partito Democratico e il gruppo consigliare capitolino del Pd hanno assunto la loro decisione. Da iscritto al Partito Democratico mi aspetto che Ignazio Marino prenda atto della chiusura di questa esperienza. Naturalmente, è legittimo che lui faccia la scelte che ritiene nei termini dei venti giorni, ma la posizione del Pd non cambia".
Chi invece sceglie la strada dell'ironia è Giorgia Meloni, ex candidata in pectore: "Ignazio Marino che a Roma dice ai suoi sostenitori 'non vi deluderò' "sembra più una minaccia che altro, del resto l'esperienza del sindaco Marino mi sembra sia considerata negativamente dalla stragrande maggioranza dei romani".
Quando poi la Meloni si guarda indietro, all'esperienza di Alemann, basta una parola per scatenare la bufera: "Alemanno non ha fatto bene il sindaco, e di questo se ne sono accorti tutti i romani, altrimenti non sarebbe stato mandato a casa dopo il primo mandato; c'è una responsabilità politica che io riconosco a Gianni Alemanno, per non aver saputo rappresentare quella discontinuità che gli veniva chiesta rispetto a un sistema che non si è inventato Alemanno". "La cooperativa 29 Giugno - ha detto Meloni - quindi la cooperativa di Buzzi, è una cooperativa perfettamente inserita nel contesto della sinistra italiana e romana, che lavorava con il Comune di Roma ben prima di Alemanno e che ha continuato a lavorare dopo Alemanno molto meglio di come lavorasse con Alemanno. Nei primi tre mesi della giunta Marino, di quel Marino che si è sempre detto il 'moralizzatore', il Comune di Roma ha aumentato gli affidamenti diretti alle cooperative di Buzzi del 77%".
Pronta la replica dell'ex sindaco: "Voglio ricordare a Giorgia Meloni che fino all'ultimo giorno della mia amministrazione ne ha fatto parte con numerosi esponenti di Fratelli d'Italia: un assessore con deleghe molto importanti, il presidente di Ama, l'amministratore delegato di Risorse per Roma e, fino a qualche tempo prima, anche il presidente di Atac insieme a tanti altri. Aggiungo che nell'elezione del 2013 la lista di Fdi col mio nome cubitale scritto nel simbolo era schierata nella mia coalizione ottenendo peraltro un buon risultato. Quindi, se ho amministrato male, lei e il suo gruppo dirigente se ne sono accorti solo il giorno dopo oppure hanno preferito continuare a occupare poltrone importanti fino all'ultimo momento. Voglio precisare che si tratta di persone contro cui non viene mosso nessun addebito giudiziario, mentre io ed altri dovremo dimostrare la nostra innocenza nelle aule di tribunale. Ma dal punto di vista politico è sbagliato e ingiustificabile, e mi rivolgo anche a tutti gli altri che insieme a me hanno governato Roma, esibire verginità sparando contro tutta la nostra esperienza amministrativa di cui si è stata parte integrante". Lo dichiara, in una nota, Gianni Alemanno.