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Roma
Maurizio Costanzo e la fake news sul Teatro Parioli: “Non è registrato da noi”

Maurizio Costanzo Show, esplode la polemica sui social per il pubblico in sala durante le registrazione della prima puntata che aveva ospiti del calibro di Virginia Raggi, Massimo Giletti, Enrico Mentana e Nicola Porro. Gli haters si scagliano contro il Teatro Parioli, “sold-out” con il plexiglas a dividere ogni seduta, generando una delle più grande fake news dell'ultimo periodo.

Nonostante infatti diversi giornali e commenti social abbiano definito “sciagurata” la scelta del Parioli, il teatro romano è immediatamente corso ai ripari chiarendo che le registrazioni della puntata del Maurizio Costanzo Show del 27 ottobre non erano state fatte negli spazi del Parioli.

Da qui è nata l'idea del direttore del Teatro Parioli, Nanni Venditti,di scrivere una lettera ed inviarla direttamente a Maurizio Costanzo, soprattutto dopo che il giornalista e conduttore ha invitato i gestori di teatri e cinema a operare come lui, e cioè a effettuare test sierologici al pubblico, a installare plexiglas fra le poltrone, e ad accogliere quindi gli spettatori in sala senza mascherina, addossando in qualche modo la responsabilità della chiusura dei teatri e dei cinema ai gestori di questi ultimi, additandoli fra l'altro come persone che non fanno altro se non "rompere e fare polemiche".

Affaritaliani pubblica integralmente la lettera di Nanni Venditti.

Egregio dottor Costanzo, la ringraziamo per i suggerimenti, ma le cose non stanno come dice Lei.

Se infatti è vero che la legge al momento ci impedisce di aprire, e se è indubbio che nei teatri (anche quando erano aperti) c'era obbligo di mascherina per il pubblico, allora, per favore: eviti di farci passare pure per fessi agli occhi del pubblico. Inoltre vorremmo approfittare di questo spiacevole episodio per sottolineare che in questo momento difficile la nostra categoria ha bisogno di supporto e unità, non di equivoci, né di strigliate.

Quel di cui la categoria a cui apparteniamo ha bisogno, invece, sono ristori immediati, basati su parametri elastici, che non lascino fuori nessuno (come invece accaduto con gli ultimi fondi stanziati dal Ministro Franceschini, che hanno lasciato a bocca asciutta moltissimi fra noi).

Ma non è solo alle istituzioni che ci rivolgiamo: prendendo sempre spunto da quanto accaduto, nel paradosso che ha visto un teatro ricostruito in TV, ci chiediamo se non sia il caso di sottoporre allora proprio agli operatori, ai registi, ai conduttori, e agli autori di programmi televisivi una proposta di solidarietà nei confronti dei teatri privati: c'è chi vuole portare il teatro in TV. Noi del Parioli, invece, proponiamo in questo momento emergenziale di portare la TV in teatro. E proponiamo alla TV di usare, all'interno dei suoi format anche le nostre maestranze (tutte, nessuna esclusa).

Nell'attesa della riapertura (prioritaria, ovviamente, ma purtroppo verosimilmente lontana nel tempo), le strutture teatrali private sarebbero forse onorate di ospitare dirette o registrazioni di produzioni audio-visive. Questo darebbe respiro e orizzonte anche e soprattutto alle strutture più piccole per dimensioni e più fragili per economie, troppo spesso dimenticate, e che tuttavia rappresentano linfa artistica e creativa per il settore.

Auspichiamo sinceramente che gli operatori del settore TV possano riflettere su quanto proposto, e sostenere in questo modo tutti i teatri privati che non ricevono fondi ministeriali, per aiutarli a sopravvivere. Perché alle riflessioni fatte va aggiunta anche questa: gli spazi pubblici o sovvenzionati sopravvivranno a questa bufera. I teatri e gli spazi culturali gestiti da privati, senza sovvenzioni, sono condannati a morte o, nel migliore dei casi, a lenta agonia. Insieme a loro, soffriranno tanti artisti, tanti tecnici, tanti operatori della filiera produttiva.

Infine, a pagare il prezzo più alto sarà la libertà dell'imprenditoria privata e dell'espressione artistica: a reggere alla botta saranno solo coloro che godono di finanziamenti pubblici, e inevitabilmente anche le scelte artistiche del futuro saranno condizionate da questa stortura.

Un aiuto concreto a vantaggio dei teatri privati è indispensabile perché questi ultimi continuino a restare un baluardo di libertà espressiva anche quando la tempesta che li ha travolti sarà finita.

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