Migranti della Salute, al Bambino Gesù il record dei viaggi della speranza - Affaritaliani.it

Roma

Migranti della Salute, al Bambino Gesù il record dei viaggi della speranza

Roma tra le mete più ambite per la sanità: 750mila le persone in fuga ogni anno

Tantissimi i viaggi della speranza compiuti da migliaia di “migranti” della salute, alla ricerca di assistenza e cure mediche migliori. Meta top l'ospedale Bambin Gesù di Roma, che ogni anno cura circa18mila minori.

 

Nella hit parade delle regioni dove si emigra per farsi curare il Lazio è infatti tra i primi posti, con strutture come il policlinico Umberto I ed il policlinico Gemelli, oltre al già citato Bambin Gesù, letteralmente prese d'assalto dai pazienti. Roma è infatti una delle città italiane della migrazione sanitaria, dove si concentra l'eccellenza di strutture di alta specializzazione. I 10 ospedali che attraggono più del 25% dei flussi di pazienti sono il Careggi di Firenze, gli Ospedali di Padova e Pisa, il Rizzoli di Bologna, il S. Raffaele di Milano, l'Istituto dei Tumori di Mila, il Gaslini di Genova e le tre strutture romane appena citate.

Il fenomeno riguarda circa 750 mila pazienti ogni anno, secondo la ricerca "Migrare per curarsi" commissionata al Censis dall'associazione CasAmica Onlus e presentata a Roma, nella Sala Capitolare del Senato. Un esercito di italiani in cerca di una risposta ai propri problemi di salute al di fuori della regione di residenza, affiancato da familiari o amici accompagnatori, circa 640 mila. Un flusso continuo di 1 milione 400 mila persone che, soprattutto dal sud, si sposta verso il centro-nord del Paese facendo registrare 218 mila ricoveri l'anno. Va poi considerato che alcuni pazienti vengono ricoverati più di una volta nel corso dell'anno (8,9%), altri anche più di due volte (12-13%).Fra coloro che scelgono di fare i bagagli il 54% è in cerca di qualità dei servizi sanitari, il 25% lo fa per motivazioni pratico-logistiche, il 21% perché costretto dall'impossibilità di fruire, nella propria regione, delle prestazioni necessarie o da liste d'attesa troppo lunghe. Nel 55% dei casi le persone migrano dietro il consiglio del medico di famiglia.

Ma i viaggi della salute o della speranza, affrontati prevalentemente per curare malattie croniche o gravi come tumori, patologie cardiache o rare, comportano sempre un impegno economico per lo stesso paziente e per i suoi cari. Viaggi lunghi e costosi, permanenza nei pressi della struttura sanitaria, mediamente si tratta di 15 giorni, ma il 21% supera le due settimane:vitto e alloggio assorbono circa il 50% delle spese sostenute. Un quinto dei pazienti ricoverati fuori regione accede alle cure in regime di day hospital e 90 mila nuclei familiari si trovano in enorme difficoltà. Il 37% dei migranti preferirebbe infatti ricoverarsi nel proprio territorio.
Lo studio del Censis registra situazioni drammatiche soprattutto fra coloro che vengono dal sud e che, in molti casi, sono costretti a dormire su una panchina o in macchina perché non possono permettersi il costo di un alloggio.

La catena del 'privato sociale' non riesce a fare molto, in fatti è in grado di supportare poco più del 10% dei migranti sanitari. Per questo si stanno diffondendo appositamente per offrire assistenza e alloggio, quasi sempre a titolo gratuito, vicino ai luoghi di cura. CasAmica Onlus è una di queste realtà che, in 30 anni, ha accolto 70 mila persone. Oggi l'associazione chiede alle Istituzioni il riconoscimento normativo e giuridico delle case di accoglienza e l'attivazione di un tavolo di lavoro per promuovere le sinergie fra privato sociale e strutture sanitarie.
La priorità è quella di "consentire uno sviluppo dell'offerta di servizi di umanizzazione e iniziare un processo virtuoso di riduzione dei costi della degenza ospedaliera, favorendo la diagnostica e le terapie durante il day hospital".