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Roma
“Mio figlio è un autolesionista”. Lettera di una mamma che non si arrende

Una premessa. Un ragazzo autolesionista è un ragazzo emotivamente fragile che esprime il proprio disagio attraverso il corpo. E’ certamente una modalità patologica di comunicazione, ma una mamma sa che è comunque una comunicazione importante.

Ho capito subito che mio figlio si tagliava, quando l’ho visto mi sono limitata a dire “E queste cicatrici?” Concisa e diretta è stata la sua risposta “Mi sono tagliato”. Ho ingoiato tutte le domande che istintivamente avrei voluto fare, non mi sono arrabbiata né l’ho rimproverato, sono solo uscita dalla stanza ho preso il telefono e ho chiamato uno psicologo che si occupa di problematiche adolescenziali e autolesionismo. Da quel momento mio figlio ha iniziato la terapia.

Mi avevano avvertita che avrei passato per te notti in bianco. Mi avevano avvertita che ogni ragazzo ha i suoi momenti negativi e che prima o poi sarebbero arrivati anche per te. Mi avevano detto tante cose, molte erano rassicuranti, altre preoccupanti, alcune invece condivisibili. Quello che non mi hanno mai detto è che ci sono adolescenze che passano e adolescenze che segnano.Ti  vedo sbagliare e mi tormento, mi ripeto che non posso intromettermi e che anzi devi e devo concederti il lusso di fallire, di essere deluso e di commettere errori che ti faranno star male perché certe ferite sono indispensabili per crescere. Ma di tanto in tanto sei tu che infliggi sofferenza al tuo corpo, la tua pelle diventa una tela e la lama un pennello che lasci scivolare sulle tue braccia fino a che non si tingono di rosso. E’ un’immagine che dà i brividi. Dipingi ciò che senti e che non riesci a dire con le parole. Senza paura di mostrare i tuoi sentimenti e senza barare ti disegni addosso il vuoto, l’ansia, la rabbia, la paura del rifiuto.

Distruggi e costruisci. Mi ripeti che le cicatrici rappresentano un prima e un dopo, che ogni taglio è dolore e sollievo. Posso ipotizzare le cause della tua sofferenza: l’indifferenza dei tuoi compagni di classe, il colore della tua pelle, l'emarginazione,  le tue idee anticonformiste o semplicemente una ragazza che non ti ha amato abbastanza.

A questa età sono un peso grande da sopportare. Voglio aiutarti. Cosa posso fare? Sono così impotente davanti al tuo dolore. Provo il tuo stesso smarrimento e la stessa tua sensazione di incapacità. Sofferenza allo stato puro. Sono spaventata, urlo in silenzio cercando la maniera per salvarti. Poi penso di non farcela, ma subito dopo mi ripeto che devo rialzarmi per sconfiggere insieme a te i tuoi demoni. Ti sorrido anche se vorrei piangere. Non ti giudico. Non mi arrabbio.

Molte volte penso che sia inutile negare il dolore,  allora ti abbraccio forte e anche se vuoi  scappare resti abbracciato a me lasciando che la sofferenza ci attraversi come un fiume in piena. E mi urli che non ti conosco affatto, che non so chi tu sia veramente, che non ti capisco.

Sbagli. Quei tagli sulla pelle mi permettono ogni giorno di dare uno sguardo a ciò che nascondi dentro e percepisco cosa ti passa per la testa tanto che per un secondo mi frulla il pensiero di ferirmi. Può funzionare. O forse no.

La verità è che nel corso della vita non sempre andrà tutto bene, ci saranno periodi bui come questo, qualcuno ti spezzerà il cuore facendo nascere in te la paura di aprirti, altri ti deluderanno,  tu però puoi decidere se lasciarli fare o invece perdonarti e finalmente iniziare a ricostruire la tua vita liberamente.

Non darti per vinto anche se hai davanti battaglie dure da combattere. Puoi farcela, sei il guerriero più coraggioso che io conosca. Sarò sempre al tuo fianco e mai mi perderai. Insieme supereremo qualsiasi ostacolo. Ma non commettere mai l’errore di pensare che un giorno tu non possa essere felice solo perché non lo sei oggi. Sperimenta pure se credi, ma impara anche a non perderti d'animo di fronte alle difficoltà, ad essere flessibile e a sdrammatizzare perché alla fine il tempo lavora a tuo favore, cambia la percezione delle cose e mette tutto a posto.  

Oh sì, devi credermi succede proprio così. Mamma

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