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Roma
Moda, AltaRoma “svuotata” e senza soldi. Punta sui giovani che costano poco

di Tiziana Galli

Alta moda addio, risuona l’eco di contraddizioni e verità dimenticate. Tra slanci, entusiasmi, polemiche e contraddizioni il fiore all’occhiello della caput mundi è sfumato nel nulla e non si sa più neanche il perché.

 

A poco tempo dall’apertura del calendario invernale delle sfilate ci si sofferma su alcune valutazioni.  
Roma conferma la presenza delle passerelle di AltaRoma nei giorni che andranno dal 25 al 28 gennaio e anche per quest’anno il rischio di collasso della manifestazione risulta sfangato. Il programma della kermesse rimane sempre più focalizzato sulla promozione dei nuovi talenti, come auspicato anche dal Ministero dello sviluppo economico, mentre rimane ormai spoglio dei nomi altisonanti.
Come si evince dal bilancio di AltaRoma del 2013, “una costante e crescente partecipazione, anche finanziaria, dei designer ai progetti della società” contribuisce a colmare quel vuoto creato dalla morosità di quei soci che non tengono fede agli impegni presi. AltaRoma scpa, la società consortile che si pone sia come trampolino di lancio dei designer emergenti che come centro propulsore dell’alta moda italiana, ormai sembra aver deciso, gioco-forza di ripartire da qui, interpretando quanto era stato esattamente rilevato nel 2012 dalla Sozzani, ex direttrice di Vogue Italia, che nel descrivere l’operato della società si era espressa scrivendo: ”Tutto all’insegna del nuovo, del giovane e del ritorno alla manualità come era proprio dell’Alta Moda, ma applicata a capi di oggi e con prezzi abbordabili”.

Il fatto è che i progetti ci sono, quello che manca sono i soldi ed anno dopo anno AltaRoma ha subito una forte emorragia finanziaria tanto da mettere in discussione più volte, in questi ultimi anni, “la continuità aziendale”.
“Riporteremo a Roma i grandi nomi” diceva Santo Versace neo Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana nel gennaio 1999, a pochi giorni dalle sfilate dell’edizione invernale di Roma Collezioni, ma a ridosso della manifestazione non c’erano ancora certezze sulla location preposta. A giugno del 2004 si decretò ufficialmente la fine di “Donna sotto le stelle” il format televisivo che mandava in mondovisione le sfilate conclusive della settimana dell’alta moda romana. Mario Boselli, allora Presidente della C.N.M.I., annunciava che nonostante l’adesione preventiva di alcuni grandi nomi come Ungaro, Versace, Fendi, Valentino e forse Christian Dior, l’attesissima edizione di “Donna sotto le stelle” non sarebbe stata realizzata. Il Presidente riversò la responsabilità sul servizio pubblico. La trasmissione doveva tornare in mano alla Rai e questa volta la Camera Nazionale della Moda avrebbe rinunciato ai diritti televisivi caricandosi delle spese comprensive degli stilisti e delle top. Alla Rai sarebbe spettata una spesa di soli 200 mila euro, su 800 mila, per le luci e la conduzione del programma. Nulla di paragonabile alle vecchie edizioni Fininvest dove Canale 5, nei due anni precedenti aveva pagato 400 milioni delle vecchie lire per i diritti televisivi (a.D. 2002). 

Nel 2010 più volte il sindaco della capitale Alemanno si è sbilanciato dichiarando ai media che Roma avrebbe ridato il giusto spazio all’alta moda riproponendo uno spettacolo ed un  format televisivo simile alla rimpianta “Donna sotto le stelle”. “Non costerà al comune: ci saranno sponsor privati” affermava, ma questo non è mai più accaduto. Roma non è pronta ed AltaRoma si impegna regolarmente in un’impresa titanica per non soffocare quest’ultimo respiro di creatività in una città, che è proprio il caso di dirlo: “non paga”!

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