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Roma
Morbillo, il record del Lazio. Allarme in autunno, ora è emergenza vaccini

Il Lazio insieme a Toscana Lombardia e Piemonte è tra le Regioni che hanno fatto registrare il maggiore aumento di casi di morbillo lo scorso mese di gennaio 2017. Un allarme che arriva dal Ministero della Salute con un precedente:  lo scorso 15 febbraio i medici dell'Ospedale Bambino Gesù avevano lanciato il grido di aiuto dopo che in autunno dalle colonne di affaritaliani.it era stato già evidenziato il numero fuori controllo di casi di rosolia e di morbillo dovuto al crollo delle vaccinazioni.

 


A fronte degli 844 casi di morbillo segnalati nel 2016, dall'inizio dell'anno sono già stati registrati più di 700 casi, con un incremento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in cui si erano verificati 220 casi, di oltre il 230%. La maggior parte dei casi sono stati segnalati da sole quattro Regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana. Più della la metà dei casi rientra nella fascia di età 15-39 anni.  L’allarme è stato lanciato con una nota dal Ministero della salute. ll forte aumento dei casi di morbillo in Italia, ''è in gran parte – dice la nota - dovuto al numero crescente di genitori che rifiutano la vaccinazione, nonostante le evidenze scientifiche consolidate e nonostante i provvedimenti di alcune regioni che tendono a migliorare le coperture, anche interagendo con le famiglie e i genitori''.

Non vaccinati 15 bimbi su cento
In base ai dati ministeriali il morbillo continua a circolare nel nostro Paese ''a causa della presenza di sacche di popolazione suscettibile, non vaccinata o che non ha completato il ciclo vaccinale a 2 dosi. "Nonostante il Piano di eliminazione del morbillo sia partito nel 2005 - sottolinea il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - e la vaccinazione contro il morbillo sia tra quelle fortemente raccomandate e gratuite, nel 2015 la copertura vaccinale nei bambini fino a 24 mesi è stata dell'85,3% (con il valore più basso pari al 68% registrato nella PA di Bolzano e quello più alto in Lombardia con il 92,3%), ancora lontana dal 95% che è il valore soglia necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione".

La cultura Novax
L’offensiva ministeriale contro la cultura dei Novax prevede di mettere in campo un impegno straordinario “richiamando a una maggiore responsabilità a tutti i livelli tutte le istituzioni e degli operatori sanitari, per rendere questa vaccinazione fruibile, aumentandone l'accettazione e la richiesta da parte della popolazione. Analogamente le amministrazioni regionali e delle aziende sanitarie, così come pediatri e medici di medicina generale devono promuovere una campagna di ulteriore responsabilizzazione da parte dei genitori e delle persone non immuni di tutte le età affinché non rinuncino a questa fondamentale opportunità di prevenire una malattia che può essere anche letale".

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