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Roma
Morto Zeffirelli, la sua Roma piange il grande regista: legame indistruttibile

di Patrizio J. Macci

Il rapporto con la Capitale di Franco Zeffirelli si sviluppa attraverso le due residenze che hanno segnato la sua permanenza nella città.

La prima è la villa di Luchino Visconti sulla via Salaria al civico 366 dove si trasferisce alla fine degli anni Quaranta quando diviene suo assistente alla regia (La terra trema, 1948; Senso, 1954), e apprezzato scenografo per le sue doti figurative e architettoniche con i lavori al Teatro Eliseo di Roma. Villa Visconti è una costruzione rossa lungo la via Salaria, di fronte all’ingresso di Villa Ada, tra la Palazzina Filomarino e via Nera dove ha il suo meraviglioso ingresso al civico 7.

A Roma Zeffirelli trova anche la sua fortuna cinematografica alla stessa maniera nella quale l’aveva colta quando per caso aveva conosciuto Visconti sul set di un film, o - come ha sempre sostenuto lui - “per averla sempre cercata in maniera ostinata”: è sul set del film “L’Onorevole Angelina” quando Anna Magnani chiede a Luigi Zampa un nuovo attore in scena.

Nella casa di via Salaria nel 1939, viene a vivere Luchino Visconti, quartogenito di Don Giuseppe, che, nel 1942, mette in cantiere il suo primo film: Ossessione, ispirato al romanzo “Il postino suona sempre due volte”. E’ la prima pellicola neorealista.

Dopo l’armistizio, Visconti collabora con la Resistenza, si da alla latitanza, e chiede all’attrice Maria Denis, con la quale ha una relazione, di offrire ospitalità nella sua villa a tutti gli antifascisti che si presentavano con la parola d’ordine «per conto di chi sai tu». Questa villa così diviene il rifugio di tantissimi clandestini. Tutte le finestre sono sbarrate ed oscurate, in modo che dall’esterno la casa risulta disabitata, mentre all’interno è una specie di dormitorio, mensa e ufficio, i cui occupanti entravano e uscivano solo di notte. In quegli anni sono “ospiti” di Villa Visconti tra gli altri, Guttuso, Lizzani, Amendola, Longo. Luchino è catturato nel ’44 e tenuto prigioniero per alcuni giorni dalla famigerata Banda Koch. Si salva dalla fucilazione solo grazie all’intervento di Maria Denis, che intercede per lui presso Pietro Koch, probabilmente innamorato di lei.

Zeffirelli convive per anni con Visconti nella casa ma il rapporto tra i due si deteriorò quando, dopo un furto in casa, Zeffirelli fu portato in commissariato insieme alla servitù. Zeffirelli fu completamente scagionato ma rimase profondamente offeso nell’animo, ed ebbe modo di riflettere: in quegli anni sotto la protezione di Visconti aveva avuto occasioni di lavoro incredibili, conoscenze importanti. Era però arrivato il momento di emanciparsi, anche se non fu affatto semplice anche perché in quella casa era diventato il factotum, il segretario del “Conte Rosso” oltre a essere il compagno di vita.

L’altra residenza è la villa immersa nel verde tra l’Appia Antica e l’Appia Pignatelli, la “casa della vita” dalla quale ha rischiato di essere sfrattato nel 2001 per motivi non dipendenti dalla sua volontà. Zeffirelli era un semplice affittuario della residenza e il proprietario l’aveva data in garanzia a un istituto bancario che alla fine ne era diventata proprietaria.

Il 7 giugno del 2001 la società Idra, immobiliare di Berlusconi, l'ha acquisita a scopo investimento, al prezzo di 3 miliardi 775 milioni di lire dell’epoca: due ville adiacenti (ciascuna di 20 vani catastali), di cui una è proprio quella occupata da Zeffirelli. Berlusconi ha lasciato a Zeffirelli la possibilità di rimanere nella dimora vita natural durante.

La villa ospita centinaia di foto. Un pezzo di storia del teatro, della lirica, del cinema, in una parola della cultura del Novecento. Bob Kennedy e Liza Minnelli. Liz Taylor e Richard Burton, che spesso hanno soggiornato in questa casa, passando le serate a litigare e fare pace. Barbara Streisand e Franca Valeri. Sophia Loren e Anna Magnani. Rina Morelli e Alberto Sordi. La magione ha arredi splendidi e un giardino meraviglioso dove pare di poter cogliere le ombre del passato muovere discretamente le foglie degli alberi di limoni piantati in vasi giganteschi, a terra non avrebbero attecchito ma il Maestri li ha voluti lo stesso: simboleggiano la tenacia e la sua ostinazione nel realizzare i progetti nella sua esistenza, anche quello che sembrava fosse impossibile lui lo ha realizzato con la sua arte.

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