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Roma
Nuovo Stadio: ecco come Paolo Berdini ha messo in trappola la Raggi e l'M5S

Sul Nuovo Stadio della Roma fa e disfa, monta la panna e poi la smonta. Forte delle sue certezze urbanistiche e di un'esperienza da astronauta rispetto alla Giunta e ai “Movimentisti”, Paolo Berdini è davvero il nuovo cardinale del Comune di Roma che Virginia Raggi pensa di governare da sola.

 


E invece il professore di Tor Vergata impazza come una monade, passando indenne persino nelle responsabilità del suo assessorato per il ritardo delle convenzioni che dovrebbero sbloccare la truffa delle case ad edilizia popolare che non possono essere vendute al libero mercato da parte di chi le ha acquistate a prezzo pieno. Ospite in quinta serata in tv, di fronte alle contestazioni di ritardi e mancanza di risposte, liquida la vicenda come una storia di disordinata burocrazia, anche se la burocrazia la governa lui.

Ma è sul Nuovo Stadio che il potentissimo e astuto assessore compie un capolavoro che neanche il più navigato dei democristiani dell'era dorata avrebbe potuto concepire.
Per vuole tentare di capire cosa c'è dietro il Berdini-pensiero, quella che segue è una sommaria ricostruzione della trama per dire no allo Stadio, senza mai dire no. Ricapitoliamo: la delibera di pubblica utilità dello Stadio dell'As Roma arriva dopo un iter che ha visto presentare il progetto in virtù della Legge sugli Stadi e ha visto come promotore o'ex assessore di Marino Giovani Caudo. Anche lui urbanista e anche lui membro del gotha degli illuminati che con la mano destra scrivono i piani regolatori delle città e con la sinistra criticano la cementificazione. Solo che la sinistra, insieme alle cattedre universitarie porta denaro, la destra porta fama e prestigio. Dunque, se Berdini avesse interrotto l'iter dello Stadio, dichiarando illegittima la delibera di Caudo avrebbe messo nei guai “morali” il collega e così dal suo cilindro estrae un coniglio con tre orecchie. Nel corso della riunione con sindaco e vice, ad un certo punto definisce la delibera Caudo-Marino un piano particolareggiato e che quindi supera l'esigenza della variante al Prg necessaria al via libera, e potrebbe avere un iter rapidissimo in Consiglio comunale. Nulla di più.

Il cronista che legge ha un attimo di smarrimento. Se oggi ci si accorge che serve un Piano è perché questo progetto non poteva essere approvato con le norme della legge per gli impianti sportivi, ma allora non sarebbe bastato fermare la procedura perché era illegittima e sbagliata?

Una chiave di lettura potrebbe essere questa: Berdini si sta preparando a salvare la faccia al suo collega Caudo ed alla giunta Marino e costringe l’attuale governo della città ad esporsi in un voto di Consiglio sulla Variante del Prg. Così mette i ragazzini dell'M5S in un cul del sac: Se il Movimento vota sì finisce per inimicarsi tutti gli intellettuali e gli ambientalisti italiani; se dice no mezza città col cuore giallorosso finirebbe col lutto al braccio

Morale, lui si salva da qualsiasi conflitto (compreso quello con i costruttori) e scarica ogni responsabilità sulla politica e salva pure il collega che la delibera l'ha presentata, votata e fatta adottare. Nessuno ha sbagliato niente e buonanotte ai suonatori.
Di fatto trasformare una variante in un piano particolareggiato è una mossa da scacco matto verso una giunta che non ha capacità di reale comprensione e che non si è neppure accorta che in un vero piano particolareggiato le aree (50% della vedova Armellini) dovranno essere pagate a prezzo di mercato (500.000 mc=150 milioni) ad una società con sede legale in Lussemburgo ed uffici di rappresentanza a Roma.
Nessuno lo sa tranne la Soprintenza che nel giovedì nero del Nuovo Stadio, fa pollice verso argomentando la sua contrarietà come e meglio di un urbanista navigato. Tant'è che la flebile riflessione sui potenziali danni che lo Stadio potrebbe causare allo skyline di Roma sud vista dal Gianicolo o dal parco degli Aranci dell'Aventino, finisce in coda alle riflessioni-conclusioni sull'iter urbanistico.

A pensare male non si fa peccato, ma viene da pensare che cattedratici e feluche della conservazione ad ogni costo della città si siano messi d'accordo. Paolo Berdini, da ottimo stratega dotato di grandi capacità, condona l'errore di Marino e dell'amico Caudo, e affida a chi ha sterilizzato Roma il compito di dire che l'iter è tutto sbagliato e che la Roma non può avvalersi della legge sugli stadi. Lui esce indenne e gongolante, la Soprintendenza si prende una cattedra honoris causa in urbanistica, lo stadio va in freezer e 4500 posti di lavoro si vanno a far benedire. Tanto la responsabilità Berdini l'ha scaricata brillantemente.

Assolutamente #geniale.

 

La “bomba” Soprintendenza esplode sul Nuovo Stadio della Roma: “No e basta”

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