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Roma
Osho si scatena nell'anno della Pandemia. Ecco il libro che dissacra l'Italia

di Patrizio J. Macci

Una volta a chiosare lo svolgimento di una giornata del Palazzo c’erano i commenti sferzanti di Fortebraccio alias Mario Melloni, acuto corsivista del quotidiano l’Unità. Poi arrivarono le vignette di Forattini. Ora ci sono le fulminanti vignette di Osho dietro al quale c'è la mano di Federico Palmaroli per la prima volta raccolte in un libro che contiene una selezione di quelle ideate e realizzate tra il luglio 2019 e Ottobre 2020.

Periodicamente qualcuno prova a censurare e a far oscurare da facebook i suoi lavori con i motivi più disparati, ma il popolo del web insorge a difendere il suo Pasquino che affila i ferri del mestiere e risorge ogni volta “più bello e più forte che prìa”.

La sua pagina facebook ha oltre un milione di like, quasi 400mila follower su Twitter; un’infinità di condivisioni, citazioni in tv e sui giornali. Un fenomeno che fa di didascalicità, intuizione e ironia la sua potenza. La comicità irrompe a gamba tesa e narra la politica, nazionale e internazionale; cronaca, costume e società si sciolgono nell’esilarante sintesi scritta in romanesco. Palmaroli è dissacrante, "sul pezzo" e sempre all’erta. Non ne fa passare una a nessuno. Spesso una sua vignetta (ma è riduttivo chiamarla così) apre un talk show dove commentatori seriosi incrociano i ferri della polemica politica.Tutto è cominciato con l’uso del personaggio Osho, maestro spirituale e mistico indiano, e di alcune sue immagini molto conosciute alle quali venivano aggiunte battute spiazzanti che potevano andare da “le mezze stagioni non ci sono più” fino al commento trash di un personaggio tv. Poi una serie di attriti per la paternità del nome che rischiavano di portare a rogne legali, e la crescita del registro interpretativo, hanno portato l'autore a slegarsi dall’immagine del santone indiano.

Da quel momento l’autore ha conosciuto un'ascesa continua dando il meglio di se stesso perché - lo dichiara nella prefazione al volume- di battute fulminanti da cogliere ce ne sono ogni giorno, ma poi per legarle all’immagine ci vuole un guizzo maradonesco dell’intelletto: “Cerco sempre di incanalare la mia comicità in battute secche, possibilmente folgoranti che giochino sulla brevità e sullo svelamento che mi offre il dialetto. Intendiamoci, amo il dialetto romanesco, che peraltro ha anche una tradizione letteraria importante, e il mio è volutamente non ineccepibile dal punto di vista filologico.

La sua potenza è tale che questa “sciaquatura dei panni nel Tevere” fa in modo che la mia battuta  risulti più efficace, più smagliante e che arrivi peraltro a tutti, da Nord a Sud. Il risultato è una specie di diario tragicomico, in cui ho selezionato e raccolto le notizie principali, i momenti iconici e le sensazioni anche fugaci di una stagione incredibile”. Osho vede e scaglia fulmini dall'alto della sua sapienza millenaria digitale.

FEDERICO PALMAROLI
“Vedi de fa poco ‘o spiritoso”Il meglio (e il peggio) di un anno italiano
Rizzoli

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