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Roma
Ostia, la pista ciclabile fa paura. L'appello di Francesco Giro per cambiarla

di Francesco Giro *

Oggi Affaritaliani è a Ostia per verificare direttamente le caratteristiche della nuova pista ciclabile sul lungomare Caio Duilio, inaugurata la scorsa estate.  La settimana scorsa si è verificato un grave incidente, fortunatamente senza conseguenze per i giovani coinvolti, che ha tuttavia sollevato altre polemiche sulla sicurezza del nuovo sistema della mobilità dopo la realizzazione della pista ciclabile. Dico subito che ritengo giusto per un centro urbano e per la sua comunità avere una pista ciclabile, luogo di svago e di aggregazione, oltre ad essere una bella opportunità per fare sport e curare il benessere fisico.

Lungo una pista ciclabile puoi incontrare generazioni diverse: i bambini con i loro genitori, i ragazzi, gli atleti adulti e anche molte persone anziane. Non siamo dunque sorpresi se l’Amministrazione grillina, oggi alla guida di Ostia con un largo consenso elettorale, abbia posto fra le sue priorità il progetto della nuova pista sul lungomare. Ma non è questo il tema di oggi. Dopo l’incidente stradale è ovviamente partita una maggiore e più approfondita riflessione sui requisiti di sicurezza dell’intera viabilità del lungomare oggi profondamente mutata dalla presenza della nuova pista ciclabile. Polemiche che comunque si sono aperte già nei mesi precedenti.

In sintesi, come viene spiegato nei nostri video, accanto alla pista ciclabile è stato realizzato un parcheggio lineare per non perdere i vecchi posti auto che prima occupavano lo spazio della ciclabile. Infine abbiamo la corsia di marcia per le auto in movimento. Riepilogando, partendo dal marciapiede, in successione, abbiamo la nuova pista ciclabile, il parcheggio lineare e poi la corsia di marcia. È naturale che, avendo inserito la pista ciclabile e dovendo conservare un parcheggio per le auto, lo spazio per la corsia di marcia si sia ridotto drasticamente. E ciò è percepibile dalle strisce tratteggiate della vecchia carreggiata - ora oscurate con vernice nera ma ancora visibili - che danno l'esatta percezione del restringimento della strada, prima a 2 corsie e oggi ridotta ad una sola, stretta fra lo spartitraffico e il parcheggio lineare.

A questo punto sorge la prima domanda: ma se dovesse passare un’ambulanza, soprattutto d'estate per un soccorso in mare? Non avrebbe spazio e sarebbe costretta ad incolonnarsi dietro le auto in fila, salvo invadere lo spazio del parcheggio lineare che d'estate però è solitamente occupato. Infatti quest'estate pare si sia aperta una polemica proprio in tal senso. 

E la seconda criticità sorge proprio dalla presenza del parcheggio lineare. Procedendo lungo la corsia di marcia le auto hanno sulla loro destra lo spazio di questo parcheggio. I nostri video sono chiarissimi. Ebbene, soprattutto d'inverno quando il parcheggio è semivuoto, le auto in movimento possono avere sulla loro destra un’ambiguità visiva che le potrebbe indurre, com’è accaduto nel grave incidente della settimana scorsa, ad invadere la corsia del parcheggio, rischiando soprattutto di notte di impattare contro le auto in sosta. Un'ambiguità, ripeto, molto probabile d’inverno quando il parcheggio è semivuoto. E ancora: le auto in movimento mentre devono stare attente a non urtare le auto parcheggiate sulla destra, contestualmente devono invece far passare chi volesse svoltare agli incroci, sulla sinistra, un autentico zigzagare destra/sinistra, assai pericoloso per lo spazio ristretto della corsia. Che il problema esista lo riconoscono persino i progettisti della ciclabile quando, nella cosiddetta “zona di accumulo” agli stop semaforici, il parcheggio lineare viene interrotto per dare più spazio alle auto e consentire a chi volesse svoltare a sinistra di farlo senza essere ostacolato dalle altre auto che procedono dritte. Anche su questo punto il video è chiaro. Giusto prevedere ai semafori una zona più ampia di accumulo ma, varcato lo stop, ecco tornare sulla destra il parcheggio lineare con quell’ambiguità visiva di cui abbiamo già parlato che produce il rischio di un impatto delle auto in movimento con le auto in sosta al parcheggio. Soprattutto d'inverno e di notte quando il parcheggio è praticamente vuoto. Ciò peraltro espone al rischio la stessa pista ciclabile, che potrebbe essere invasa dalle auto, mettendo in pericolo l'incolumità delle persone. E rispondere che il giovane alla guida coinvolto nell’incidente della settimana scorsa corresse veloce e risultasse positivo al test alcolemico non risolverebbe affatto la questione. Anzi la aggraverebbe.

Regola aurea nella progettazione e nella realizzazione di un'infrastruttura, seppur leggera come la pista ciclabile, è infatti la mitigazione di ogni rischio per la sicurezza e l'incolumità delle persone anche prevedendo gli effetti della condotta indisciplinata dei guidatori, un problema assai diffuso in Italia, soprattutto fra i giovani, soprattutto d'estate e soprattutto di notte e sui lungomare.

Lancio allora un appello all’Amministrazione grillina del Decimo Municipio e al consigliere Paolo Ferrara, che a Ostia ha conquistato un ampio consenso personale, di aprire subito un confronto e non solo con l'opposizione ma con la cittadinanza e i tecnici per promuovere tutti i correttivi necessari. Non credo sia un’impresa impossibile visto che l'obiettivo comune e condiviso è dare più sicurezza a tutti, a chi percorre la pista ciclabile, a chi passeggia lungo i marciapiedi e a chi si sposta in auto. Del resto, come correttamente ricorda lo stesso Ferrara, la pista ciclabile è “transitoria” e per la sua versione “definitiva” sono già in cantiere delle modifiche come quella di eliminare del tutto il parcheggio lineare. Quindi oggi un problema c’è e sarà allora il caso di provvedere e in fretta.  Anche perché la notizia che la nuova pista ciclabile “transitoria”, diversamente da quella “definitiva”, non ha avuto bisogno dei pareri tecnici delle strutture competenti non ci consola, anzi ci allarma. Ma com’è stato possibile? La pista sarà anche “transitoria”, ma è presente ed è percorribile dall’estate scorsa. Perché non ha necessitato di opportuni permessi? E se l'incidente della settimana scorsa avesse avuto delle conseguenze gravi cosa avrebbero detto? Che la pista ciclabile era transitoria? E non credo sia una buona idea, se è vero quello che leggo sulla rete, trasferire il parcheggio lineare (oggi affiancato alla ciclabile) sulla carreggiata opposta (dove ne esiste un altro anch'esso lineare) trasformandolo tutto in un nuovo parcheggio a spina, pur di recuperare i posti auto. Ciò produrrebbe un inevitabile restringimento di questa carreggiata come oggi abbiamo il restringimento della carreggiata a causa della ciclabile. Ovvero il problema dello spazio verrebbe “trasferito” da una carreggiata all'altra. Inoltre è altrettanto ovvio che un parcheggio a spina produrrebbe degli improvvisi rallentamenti, soprattutto in fase di uscita dal parcheggio, su una corsia di marcia peraltro di un lungomare e quindi ad alta frequenza. Con il rischio di causare tamponamenti e ingorghi. E mi dicono che questo progetto, comunque tardivo, unito ad altre opere minori, costerebbe al Comune di Roma e quindi a tutti i romani quasi 2 milioni di euro, forse in larga parte dovuti proprio alla necessità di sopperire ai numerosi, troppi, problemi logistici e di viabilità scaturiti nel lungomare, che sarebbe stato meglio valutare prima e non dopo, senza ricorrere al paradosso della pista transitoria e poi definitiva. Un modo di procedere confuso e davvero suscettibile di approfondimenti e rilievi di natura giuridica. Come si vede i problemi ci sono eccome. E sarebbe sbagliato accusare i giornalisti di fare “titoloni” e gli esponenti dell'opposizione di essere degli “sciacalli”. Non serve a nessuno. Piuttosto risolviamo un problema che  c’è. Un’ultima maliziosa osservazione a Paolo Ferrara: se pubblica una foto della ciclabile di New York la deve mostrare nella sua integrità e avrebbe scoperto con noi che, nonostante la presenza di una ciclabile con il parcheggio lineare accanto (come oggi ad Ostia),  la corsia di marcia per le auto in movimento è molto più ampia e non un corridoio come nel nostro lungomare. Il problema è tutto lì. Un problema di spazio che a New York evidentemente non c’è. A Ostia invece sì, come lo stesso Ferrara onestamente si affretta ora ad ammettere con più insistenza di prima, ma con eccessivo ritardo e dopo l’incidente stradale, quando annuncia lo smantellamento del parcheggio lineare lungo la ciclabile transitoria. Ma dovrebbe avere altrettanta onestà nel dire che quel parcheggio non può essere ribaltato sulla corsia opposta e - per non perdere posti - essere trasformato in parcheggio a spina. Sarebbe la classica toppa peggiore del buco. Meglio dire allora la verità: dopo i guai della pista ciclabile cosiddetta “transitoria”, per salvare quella cosiddetta “definitiva”, dobbiamo eliminare del tutto il parcheggio sulla corsia di marcia, lato mare, con buona pace dei turisti che d'estate dovranno faticare di più per trovare un posto auto. Tutto qui. Confrontiamoci serenamente e risolviamo.

* Francesco Giro, Senatore di Forza Italia e Segretario del Senato della Repubblica

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