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Roma
Paga una multa con 40 cent in meno: dopo 3 anni Equitalia vuole 78 euro

Ha pagato una multa con 40 centesimi in meno di quello che era indicato e dopo 3 anni si ritrova una cartella esattoriale da 78,43 euro. Accade a Roma dove l'omesso versamento di 40 centesimi si moltiplica con una percentuale paragonabile a quella di un prestito a tassi da usura. Solo che chi chiede è lo Stato.

A ricostruire la vicenda è il Movimento Difesa del Cittadino che racconta: “Per una multa regolarmente pagata nei termini nell’aprile 2019 e l’ammanco di 40 centesimi, un cittadino si vede iscrivere dall’Ufficio Contravvenzioni di Roma nei Ruoli Esattoriali: per lui è pronta una cartella di Equitalia di 78,43 Euro”.

Tre anni senza neanche un avviso bonario, poi la batosta

“In questi tre anni – spiegano i legali di Mdf - nessun avviso bonario, nessuna pec o mail, nessuna segnalazione dell’importo insufficiente della sanzione. Tuttavia, adesso, quei 40 centesimi di Euro rischiano di costare molto caro al contribuente. Egli, in pratica, pagherà in percentuale quasi il 20mila% in più.

“In nessun paese civile il mancato pagamento di 0,40 € può provocare una cartella di quasi 80 - spiega Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino– ci deve essere sempre proporzionalità tra violazione e sanzione. E una Pubblica Amministrazione amica o un Fisco amico dovrebbe avvertire “bonariamente” il cittadino dell’errore o dimenticanza, o addirittura annullare la sanzione, visto l’esiguità della cifra. Sottoporremo il caso ai ministri Franco e Brunetta chiedendo un cambiamento della norma”.

Ecco come lo Stato si trasforma in usuraio

Ma veniamo ai fatti. È il 18 aprile del 2019, l’auto del contribuente è parcheggiata in uno spazio riservato al mercato, viene multata alle 07:10 del mattino e rimossa. Il cittadino, meno di due ore dopo, ossia alle 09:00 dello stesso giorno, va a ritirare l'automezzo pagando le spese del carro-attrezzi e del deposito, per un totale di 250,00 €; il giorno successivo, salda in tabaccheria anche la multa scritta a mano lasciatagli sul parabrezza dai vigili urbani del Comando Aurelio. Entro 5 giorni c’è infatti la possibilità di pagare l’infrazione ridotta, così il cittadino decide di versare subito i 29,00 €. Che invece sono 29,40: quella minima differenza, tra l'altro giustificata dalla ben poco chiara grafia del vigile urbano, adesso è costata al cittadino l’iscrizione al Ruolo Esattoriale, in attesa che gli venga poi notificata la cartella dall’Agenzia della Riscossione.

La battagalia contro i burosauri di Roma Capitale

L'uomo non si dà per vinto e comincia a scrivere pec, prima all’ufficio contravvenzioni, poi alla direzione generale dei vigili, al protocollo risorse economiche, fino ai dirigenti responsabili, Diego Porta e Stefano Cervi, per richiedere l’annullamento dell’iscrizione ai ruoli esattoriali e di pagare il dovuto, riconoscendo l’ammanco dei 40 centesimi e mettendosi a disposizione per saldare immediatamente la differenza. Una prima pec viene spedita il 31 gennaio, una seconda pec di sollecito il 7 febbraio, una terza, l’ultima, il 1° marzo. In essa, il contribuente domanda, “come mai è così complicato, difficile, rispondere alla richiesta di un cittadino? Vi sarei davvero grato per un riscontro”.

A questo punto, si muove finalmente il Dipartimento Risorse Economiche Direzione Gestione Procedimenti connessi alle entrate extra tributarie. A rispondere alla richiesta del cittadino è Ernesto Altavilla, il funzionario che dirige l’Ufficio Avviso Bonario, quello che – come si legge dal sito – deve attivare “tutte le procedure per invio avviso bonario” e “verificare le risposte agli avvisi bonari predisponendo gli atti per il successivo invio a ruolo”.

In pratica, si tratta del funzionario che avrebbe dovuto scrivere al cittadino per dirgli, "Attenzione, Lei ha pagato la multa ma il pagamento non è completo, mancano 40 centesimi. Per questo le comunichiamo che è possibile saldare la differenza ecc. ecc”. Cosa che non è mai avvenuta, anzi, la risposta del funzionario Altavilla è molto burocratica: “Il legislatore, non fa distinguo per l’importo rimasto scoperto dal pagamento effettuato nei termini, pertanto a ruolo viene iscritta la metà del massimo edittale meno la somma già versata”. E al perché non sia stato mandato un avviso bonario, visto che la multa risultava regolarmente pagata, la risposta del dirigente responsabile dell’ufficio è sconcertante: “Attualmente non è in vigore la procedura dell’invio avviso bonario, che comunque è un atto di pura informazione non impugnabile e non sospende alcun termine perentorio”.

Ecco, quel che è mancato è la “pura informazione”, sarebbe bastato scrivere al cittadino attraverso una pec che c’era questo problema con la multa, che al pagamento effettuato mancavano 40 centesimi, e indicare la strada per mettersi in regola. Di certo, il cittadino avrebbe agito come nell'occasione precedente, saldando cioè l'ammanco «in modo perentorio», per usare le parole del signor Altavilla. Invece si è scelto – come ha risposto nella mail il cittadino – ”di far pagare due volte la stessa sanzione”. “Quello che percepisco da parte vostra – ha replicato il contribuente – non è certo un atteggiamento amichevole, come si declama da anni da parte dei vari ministri; non si viene incontro al cittadino ma sembra che si cerchi in tutti i modi di vessarlo”. 

La pratica sul tavolo del Movimento Difesa del cittadino

Giustamente il malcapitato automobilista ha deciso di rendere pubblica la storia rivolgendosi al Movimento difesa del cittadino, per far comprendere come "la trasparenza, il dialogo tra amministrazione e cittadini non possono essere solo belle parole. Oggi succede che paghi regolarmente una multa e per pochi centesimi ti ritrovi bastonato nuovamente per la stessa contravvenzione".

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