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Roma
Paralizzare Roma per cacciare la Raggi. Il vero obiettivo del black friday

di Fabio Carosi

Metro, tram e ferrovie a rischio paralisi. Poi raccolta dei rifiuti, Anagrafe, e tutti i servizi pubblici che nel primo grande sciopero generale di Roma, tenteranno il blocco totale: il black out anti Virginia Raggi nel venerdì nerissimo di Roma.

Il sindaco Virginia Raggi è sotto assedio: ci prova a resistere dal fortino del Campidoglio insieme ai fedelissimi, ad aumentare la pressione social, a ripetere come un mantra che “sta cambiando Roma”, ma l'unico effetto che ha sortito è quello di far saldare e di amplificare il fronte del no che ha deciso di andare alla conta. Se lo sciopero – quello delle adesioni reali – riuscirà allora Virginia&Associati dovranno prendere atto che quella porzione di città che li ha paracadutati in Campidoglio e promossi a manager della cosa pubblica, hanno fallito. Diversamente l'ira dei sindacati e della categorie produttive della città scontenta, dovranno prendere atto di una grande sconfitta che darà ancora più forza negoziale al misterioso progetto di Capitale che alberga nei neuroni dell'inquilina del Campidoglio.

Ma vediamo perché il fronte anti-Raggi ha già in tasca la vittoria. Quello che la Raggi ignora è il cosiddetto “effetto annuncio” e che domani trasformerà Roma in un girone dantesco. Tra assenti perché “credenti”, scioperanti per simpatia e cittadini che preferiranno sommare permessi a ferie per la paura di rimanere intrappolati, gli uffici rischiano di rimanere deserti. Diverso il discoro dei servizi, come ad esempio i trasporti pubblici. Bastano 6-7 macchinisti sommati a due dirigenti del traffico per bloccare le metropolitane A e B. Se poi è la Metro C, lì sono a controllare i treni sono 3 persone. Se incrociano le braccia, addio Metro C.

Poi c'è la vicenda dei rifiuti. Accanto alla crisi strutturale di Ama, con il continuo cambio di vertici e i bilanci non ancora approvati, quale spazzino o funzionario andrebbe al lavoro, ben sapendo che più rifiuti restano in strada e più si fa del male al Comune. E se un giorno di sciopero ha un costo, l'emergenza che obbliga a recuperare il lavoro di una giornata con turni di straordinario, ben ripaga l'astensione del mattino. Insomma per chi raccoglie rifiuti, fermarsi di giorno e lavorare di notte è quasi un affare.

E poi c'è Raggi nel fortino assediato che affida una figuraccia mondiale della città agli esperti social che domani bombarderanno facebook con post surreali di sintesi delle cose belle fatte dal sindaco: rifiuti zero, bike sharing, tre/quattro corsiucce preferenziali che hanno fatto guadagnare 30 secondi a bis e tram e fatto incazzare 10 mila persone, il salvataggio inutile di Atac e 2/300 chilometri di asfalto nuovo di zecca su un totale di 6000 chilometri di strade della città. Una goccia del mare ma anche una prova di straordinaria e surreale autoironia. Per non parlare delle promesse. Il nemico numero 1 del trasporto privato, la Roma Tpl doveva essere cacciata o punita all'atto dell'insediamento, mentre dopo 3 anni il mega appalto è giunto alla nona proroga.

La Raggi è al bivio. Di fronte all'onda che si autogenera solo a pronunciare la parola sciopero generale”, ha due possibilità: gettare la spugna e mandare la “città ingrata” al voto; oppure rimboccarsi le maniche, trattare coi “nemici” un piano condiviso e scoprire la potenza del silenzio. Lavorare e tacere. E magari spiegare alle truppe cammellate che amministrare la città è una cosa, vivere perennemente in curva è altra materia.

In sintesi:lo sciopero generale di Roma, il primo della storia, comunque vada sarà un successo. E un giorno di ordinaria follia.

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