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Roma
Parenti serpenti, i figli del giurista Lefebvre litigano in tribunale

Elvira Lefebvre, accusata di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice dopo la denuncia-querela presentata dal fratello, ha scelto il rito abbreviato. I figli del celebre giurista litigano in tribunale per l'eredità dal 2015.

E' arrivata in un'aula di Tribunale la lite tra due dei figli di Antonio Lefebvre , giurista e 'padre' del diritto marittimo scomparso dieci anni fa. Una storia iniziata nel 2015 quando Elvira Lefebvre ha citato in giudizio i fratelli Manfredi e Francesco oltre ad alcune società, accusati, a suo dire, di detenere 'sine titulo' i suoi beni, tra cui immobili e navi da crociera, sostenendo di esserne l'erede unica.

Processi su processi

Nel 2018 la donna ha trovato un accordo con il fratello Manfredi rinunciando così al giudizio nei suoi confronti mentre due anni dopo il Tribunale civile di Roma ha dichiarato infondate le sue richieste nei confronti delle altre parti e l'ha condannata a pagare le spese processuali per oltre 500mila euro. Da qui la richiesta del fratello Francesco e delle società creditrici del pagamento delle spese processuali a cui il legale della donna ha risposto proponendo una rateizzazione del pagamento di duemila euro al mese sostenendo che la sua assistita non era in condizione di poter pagare quanto dovuto. Ma nel 2020 si e' aperto un nuovo capitolo perché il fratello, dopo alcune verifiche, assistito dall'avvocato Marcello Melandri, ha deciso di presentare un esposto-querela in procura a Roma riportando così il caso in un'aula di giustizia. Il pm dopo gli accertamenti ha citato la donna davanti al Tribunale di Roma e nell'udienza che si è aperta questa mattina ha scelto di farsi giudicare con rito abbreviato.

La donna avrebbe fatto "sparire" 40 milioni di euro

La donna è chiamata a rispondere dell'accusa di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice perché, come si legge negli atti, ''con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, compiva atti simulati per sottrarsi agli obblighi dei quali era in corso l'accertamento presso il Tribunale di Roma poi sanciti con sentenza''. Atti simulati e fraudolenti, secondo l'accusa che ha portato alla citazione diretta in giudizio, consistiti nello svuotare, nell'arco di due anni precedenti all'emissione della sentenza, il suo patrimonio di oltre 40 milioni di euro. Donazioni e trasferimenti finiti prima sotto la lente della procura e ora davanti a un giudice. La prossima udienza e' in programma per il 3 maggio.

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