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Roma
Pirozzi l'esteta incontra D'Annunzio: “Roma nel degrado e abituata al brutto”

di Massimiliano Martinelli

Lo “Scarpone” Sergio Pirozzi poeta per una notte. L'ex sindaco di Amatrice sfida “Il Piacere” di D'Annunzio e si confessa tra calcio, amori e politica.

Diretto, sincero, senza filtri. Pirozzi affronta così la difficile sfida del “Monday reading” di Titta al 162, che lo getta senza esitazione “in pasto” all'opera immortale dello scrittore abruzzese. L'uomo duro e determinato che tutta l'Italia ha imparato ad apprezzare è chiamato per un'unica notte a spogliarsi dei propri panni per vestire quelli dell'aristocratico, del “dandy” romano dedito al lusso, all'amore e alla ricerca del bello assoluto. Sergio Pirozzi incontra Andrea Sperelli, ed il risultato è esplosivo.

L'ormai ex sindaco di Amatrice, decaduto dal ruolo per incompatibilità con quello di consigliere regionale, affronta infatti la lettura del testo con disinvoltura e coraggio, nonostante le difficoltà del caso. La voce profonda e ferma omaggia al meglio D'Annunzio, ma è il Pirozzi genuino e vulcanico, e non Andrea Sperelli, a dare spettacolo. L'uomo simbolo della tragedia di un popolo racconta così per la prima volta l'addio alla sua Amatrice, lasciata, soltanto nel ruolo, per approdare alla Regione Lazio. Un distacco definito “doloroso ma necessario”, indispensabile per aiutare davvero le tante persone in difficoltà della sua terra. “Quando abbandoni la tua passione inevitabilmente soffri”, racconta Pirozzi. Una passione e una sofferenza che non prova a nascondere in volto, pur rivendicando le sue scelte con orgoglio. Indissolubilmente legati, nel bene e nel male, Pirozzi ed Amatrice continuando a rubare la scena a D'Annunzio. Si torna così sull'inchiesta di un crollo di una palazzina durante il celebre terremoto del 2016, esplosa in piena campagna elettorale, che lo vede indagato per omicidio colposo. Una “macchia” definita come “Il tentativo di mettere all'angolo un uomo, uno sgarbo – dichiara Pirozzi - C'era tempo e modo per farlo dopo. Diciamo che un avviso di garanzia l'8 febbraio si poteva risparmiare. Io sono stato coerente fino alla fine, ed alla fine la coerenza paga”.

Ma la lettura prosegue e l'ex sindaco si immerge nell'atmosfera carica di attesa e di desiderio del capolavoro di D'Annunzio, mettendosi sempre più a nudo davanti ad un pubblico divertito. Pirozzi rivela la sua personale straziante attesa, una passione coltivata ed assaporata a lungo, senza però mai arrivare a cogliere quel frutto tanto sperato: il calcio. E se lo scrittore abruzzese a 26 anni, tra poesie e racconti, già era arrivato al culmine della propria carriera, ecco che alla stessa età Pirozzi rivendica con orgoglio capelli lunghi, bella presenza ed una carriera importante nel Rieti calcio. Una versione giovane ed inedita del burbero personaggio che in molti conoscono, il quale, ammette, anche in fatto di donne “Non si è mai fatto mancare nulla”.

Ma il desiderio tradito, racconta, non riguarda il gentil sesso, bensì proprio il pallone. Nel 2008 l'ex sindaco, all'epoca vice allenatore, si ritrova infatti ad un passo dalla prima squadra dell'Ascoli, in serie B. La promessa della panchina, l'attesa e la speranza di coronare un sogno, poi il brusco dietrofront. Una ferita che in qualche modo ancora fa male: “A quel punto – rivela Pirozzi – se fossi arrivato a quei livelli probabilmente non avrei mai fatto il sindaco”.

“Coriaceo ma al tempo stesso sensibile”, così si definisce Pirozzi, che passa poi dai ricordi di gioventù all'attualità, arrivando alla situazione di Roma. Una città in apnea, dove i problemi del decoro e dei disservizi colpiscono più di tanti altri chi, come lui, vive la città da lontano. A metà tra manifesto estetista ed atto di denuncia, Pirozzi parla così di una Roma nel degrado ed abbandonata, ma, più di ogni altra cosa, rassegnata e “abituata al brutto”. Un concetto incomprensibile tanto ad Andrea Sperelli quanto a Sergio Pirozzi. Il quale punta il dito contro i “carrozzoni che ingolfano i servizi pubblici, come Atac e Ama”. Lanciandosi in un'analisi sociologica l'ex sindaco condanna poi la mancanza di partecipazione della città, la perdita di valori sani e positivi, tipici dei piccoli paesi, come la solidarietà tra persone in difficoltà. Una accorata escalation sulla comunicazione “fredda e distaccata” delle nuove generazioni, che si conclude con la condanna di whatsapp e cellulari di ultima generazione e un'amara considerazione: “Oggi siamo tutti più soli”.

Impossibile poi non tornare sul pallone, sull'amore calcio, e sullo Stadio della Roma: “Dico che vanno realizzati prima le opere pubbliche, poi l'interesse privato – dichiara Pirozzi – il rischio è sennò quello di servizi promessi e mai realizzati e contenziosi. Dico di 'sì' allo stadio, ma non deve incidere sulla vita dei cittadini”. Impossibile da gestire, da far parlare di un solo argomento, Pirozzi continua a ruota a libera e gli spettatori non possono fare altro che godersi lo show. Pirozzi ci guida all'interno di Pirozzi, ogni parola è un dettaglio in più, un particolare prezioso, che ci aiuta dipingere un quadro completo dell'uomo dietro il personaggio. Da piccolo tifoso del Cagliari ma oggi simpatizzante Juventus, amante del bel calcio e della sua Amatrice, fino alla letteratura di D'Annunzio più indigesta.

Spontaneo e sincero, dal piccolo palco del locale rivela una propria natura ambiziosa, nonché l'esigenza di “darsi nuovi obiettivi” per sfuggire alla “depressione”, alla paura di restare immobili che attanaglia nel profondo ognuno di noi. Un giro di montagne russe che tra ripide salite e divertenti discese, tra letteratura e buon cibo, segna il secondo appuntamento con il “Monday reading” di Titta al 162. Un salotto intimo dove confrontarsi, imparare e godersi i surreali accostamenti del piccolo locale in zona San Giovanni.


 

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