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Roma
Processo Cerroni bis: la difesa si scatena: "Accanimento del piemme"

Un processo “inutile”, diviso da quello originario con la conseguenza di un dispendio di tempo e soldi che poteva essere evitato. La pensa così la difesa degli imputati nel cosiddetto “Monnezzopoli II”, il troncone del processo sui rifiuti che vede alla sbarra ancora una volta, Manlio Cerroni ed altri diciassette indagati, tra cui l'ex governatore Piero Marrazzo, l'ex prefetto Goffredo Sottile, l'ex presidente di Ama ed ex assessore di Walter Veltroni, Giovanni Hermanin, l'ex capo di segreteria dell'assessore regionale ai rifiuti Paolo Di Paolantonio, Romano Giovannetti e l'ex dirigente regionale Luca Fegatelli.
Il gup Nicola Di Grazia deciderà il prossimo 17 giugno sull'eventuale rinvio a giudizio ma nel frattempo, la maggio parte dei capi di imputazione contestati sono già prescritti, ovvero tutti quelli ipoteticamente commessi fino all'agosto del 2009. In sostanza, in piedi rimane poco o nulla dell'inchiesta originaria condotta dal pm Alberto Galanti, da cui è scaturito poi anche il troncone che ha portato al maxi processo che si sta celebrando con il rito immediato da ormai due anni.
“E' una situazione surreale”, spiega l'avvocato Domenico Oropallo che nell'ultima udienza non è riuscito a trattenere le parole. “Il processo è stato smembrato mentre sarebbe potuto rimanere unito visto che la custodia cautelare nei confronti degli imputati è stata revocata due giorni dopo aver disposto l'immediato. Sarebbe interessante ricostruire i costi di questa operazione per la giustizia italiana oltre che per l'economia difensiva”.
Ma non è tutto, il legale “scatenato” non risparmia critiche al pubblico ministero che in questo secondo troncone ha depositato una memoria già depositata nell'immediato, i verbali e le intercettazioni già acquisite. “Questo conferma che questo processo non si doveva dividere”.
E poi Oropallo si è pure tolto un sassolino dalla scarpa: “In questo processo così come nell'immediato, mi pare ci sia una eccessiva ossessione nei confronti di alcuni imputati. Faccio un esempio: ci sono capi di imputazione contestati al mio cliente Luca Fegatelli su provvedimenti nei quali non ha avuto alcun ruolo, tant'è che dalla produzione degli atti risulta chiaramente che appartengono alla responsabilità di altri dirigenti. Come nel caso della delibera regionale del 2009 che prorogava l'autorizzazione a conferire i rifiuti nella discarica di Borgo Montello ai comuni di Anzio e Nettuno. Fegatelli è accusato di abuso d'ufficio eppure la delibera è stata approvata da assessori della giunta regionale e firmata da dirigenti che non sono stati coinvolti nel processo. Questa distonia che si ripete anche per altri capi di imputazione rivela un accanimento inspiegabile nei confronti di alcuni imputati, riscontrato anche nel corso del processo immediato”.

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