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Roma
Processo rifiuti, Cerroni e un libro memoria per i giudici. E chiede i danni

In piena campagna elettorale e con i candidati che ben si guardano dall'affrontare il tema dei rifiuti di Roma se non dalla parte dei cumuli che rimangono in strada e costretti al dribbling sulla vicenda degli impianti per il trattamento, arriva il nuovo libro di Manlio Cerroni.
Il novantenne imprenditore internazionale della "monnezza", arrestato a gennaio 2015 e da allora alle prese con un processo storico per associazione a delinquere e truffa manda in stampa il "capitolo più difficile della sua vita". Titolo emblematico, "Il processo" e la sua foto in chiaroscuro per un volume che si apre con una citazione di Dante Alighieri, quella del canto di Ulisse e della conoscenza. Il volume-compendio di tutti gli atti giudiziari noti, e arricchito da centinia di lettere scritte da Cerroni a sindaci, deputati e tecnici, nonché da una copiosa rassegna stampa, è indirizzato al presidente del Tribunale e ai giudici.
La prefazione la dice lunga sulle intenzioni dell'avvocato Cerroni che, dopo aver ricordato le 110 mila e 670 pagine di istruttoria e le intercettazioni fiume, conclude: "Nella sostanza viene confermata l'inconsistenza delle accuse avanzate e il fine non certo onorevole, per il quale è stato messo in piedi e si è voluto celebrare con tanto clamore mediatico nazionale e internazionale, il processo".
Il libro è diviso in tanti capitoli quanti sono i "filoni" del processo e i capi d'accusa e riassume con copiosa documentazione, inedita per il grande pubblico ma depositata agli atti,  il "Caso Ermolli", la vicenda della "Truffa di Albano", le "Terre di Monti dell'Ortaccio", il "Gassificatore" e la discarica di Borgo Montello e spiega che i "capi d'accusa, alla luce delle documentazioni note illustrative e difensive degli Amministratori, si sono rivelati inconsistenti e privi di ogni fondamento" e poi anticipa la linea dei prossimi mesi: "Si rivelano mezzi utili e necessari per chiamare tanti personaggi più o meno eccellenti alle loro responsabilità civili e penali per i tanti danni morali e materiali che ci hanno procurato".
Brutte notizie, dunque, per chi pensava che il "supremo" si fosse ritirato nei suo impianti sparsi per mezzo mondo: Manlio Cerroni non solo sembra considerare "chiuso" il suo processo ben prima della sentenza ma avverte che sta per scatenare una serie di denunce di risarcimento danni.
A partire dal suo grande accusatore, l'imprenditore Altissimi, per il quale ricorda l'intercettazione successiva al suo arresto con l'avvocato Giacomo Satta e la descrizione del sorriso del piemme Alberto Galanti descritta dal legale il quale poi incontra lo stesso piemme e riassume al telefono: "Mi è sembra doveroso andare a complimentarmi con il dottor Galanti che mi ha detto, ma Altissimi non è svenuto alla notizia... mi ha detto che il piemme che il Procuratore Capo ha consegnato l'ordinanza ai giornalisti".
Per gli appassionati delle teorie del complotto e per chi vuole la documentazione non mediata su quello che doveva essere il processo più rapido a 40 anni di storia romana, il compendio è una fonte inesauribile di informazioni, nomi e cognomi di color che a titolo diverso hanno messo le mani nella monnezza di Roma. Un volume da non perdere.

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