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Roma
Raggi in aula il 9 gennaio. Rischia rinvio a giudizio in campagna elettorale

Il sindaco di Roma Virginia Raggi convocata in Tribunale il prossimo 9 gennaio per il processo che la vede imputata di falso insieme a Renato Marra.

 

Nessuna richiesta di patteggiamento e neppure di un giudizio da svolgersi con rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena. Il 9 gennaio prossimo, quando comparirà davanti al gup Giuseppe Gentili, la sindaca Virginia Raggi opterà attraverso i suoi difensori per il rito ordinario: il che significa proscioglimento secco o rinvio a giudizio (e conseguente rischio di processo in piena campagna elettorale) per il reato di falso attribuitole dalla Procura per non aver detto il vero alla responsabile dell'Anticorruzione del Campidoglio in relazione alla nomina (poi bloccata e revocata) di Renato Marra da dirigente della Polizia Municipale a capo del Dipartimento turismo con un incremento dello stipendio di 20mila euro annui.

Gli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, cui e' stata notificata venerdì scorso la data di fissazione dell'udienza, avranno tutto il tempo per studiare la migliore strategia ma, salvo cambiamenti di programma, l'intenzione della sindaca e' quello di non chiedere l'accesso ad alcun rito alternativo.

Diversa, invece, potrebbe essere la scelta che adotterà l'ex braccio destro della sindaca, Raffaele Marra, che in questa vicenda risponde di abuso d'ufficio per aver favorito e gestito la pratica del fratello (determinando cosi' un conflitto di interessi). Quando ci sarà l'udienza preliminare, Marra potrebbe avere già sulle spalle una condanna in tribunale per il reato di corruzione in concorso con l'imprenditore Sergio Scarpellini. Una 'tegola' che potrebbe condizionarlo nella scelta del rito da indicare per il 9 gennaio.

Secondo quanto accertato dalla Procura, la sindaca avrebbe comunicato per iscritto all'Anticorruzione che il ruolo di Raffaele Marra, nella nomina del fratello, era stato 'di mera pedissequa esecuzione' delle sue determinazioni. Versione smentita dal contenuto di alcune chat, acquisite agli atti, nelle quali la stessa Virginia Raggi si rammaricava con l'allora capo del Personale di non averle detto la verità sui compensi di Renato.

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