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Roma
Referendum separazione carriere giudici: “Chi ci guadagna è l'ambiente”
mpianto fotovoltaico

Tra termovalorizzatori, nuovi impianti per la produzione di energia, e il forte rischio che la fame di energia dell'Italia possa divenire appetibile per la criminalità organizzata, quale impatto potranno avere i cinque quesiti referendari sulla sulla magistratura.

Lo spiega il professor Enrico Napoletano, avvocato del Foro di Roma dal 2012 e Professore di Diritto penale ambientale all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” al Master di Secondo livello in “Valutazione e gestione dei rischi per l’ambiente, la salute e la sicurezza”.

Professore, tra i 5 quesiti ce n'è qualcuno che potrebbe avere un impatto sulle leggi che regolano l'ambiente?

“C'è il terzo quesito che è molto interessante relativamente alla separazione delle carriere tra giudicante e inquirente. Ora se dovesse effettivamente passare l'approvazione di questo quesito potrebbe certamente costituire un aspetto fondamentale anche in relazione a quella che oggi è la disciplina ambientale lato attività inquirente, perché troppo spesso la materia ambientale che è oggetto di un tecnicismo che o si conosce perché lo si è fatto tecnicamente all'interno di realtà articolate come possono essere grandi aziende che operano nel settore ambientale e che, come tali, hanno a bilancio una voce dedicata alle attività di bonifica o ai rischi connessi alla gestione dei rifiuti e quindi per il ruolo che si svolge all'interno di queste grandi aziende si acquisisce know-how che esternamente è difficile da acquisire oppure perché si studia questa materia in maniera approfondita. La differenza è sostanziale tra i teorici del diritto e i tecnici-legali della materia”.

prov avv  nerico napoletano
 

Sta sostenendo che una corretta applicazione del Decreto 152 del 2006 necessita di una specializzazione particolare per la magistratura inquirente e che esiste uno sbilanciamento di competenze in favore delle aziende che teoricamente potrebbero commettere reati ambientali?

“Il mondo ambientale tracciato dal Decreto 152 del 2006 non è semplice: è una disciplina molto tecnica e secondo me non può essere affrontata da qualunque avvocato o magistrato seguendo l'approccio classico del diritto penale. Sono materie che necessitano di essere affrontate tecnicamente sia da un punto di vista della difesa che dell'accusa e non anche secondo i canoni classici della difesa penale; perché ormai è prassi assistere a processi che si risolvono nel confronto tecnico tra consulenti, dell’accusa, della difesa e spesso del perito nominato dal Giudice. E questo non va bene, perché deve essere l’avvocato a tracciare, con il supporto del tecnico, la difesa tecnica-legale nel processo. Quindi, in questo quadro la separazione delle carriere potrebbe certamente costituire una spinta per riprendere l'idea di costituire delle Procure tecniche - di cui se ne parò qualche anno fa a Napoli, ricordo un bel dibattito a cui partecipò la dottoressa Eugenia Pontassuglia e il dottor. Airoma della Procura di Napoli, che evidenziavano le sempre crescenti competenze tecniche delle realtà imprenditoriali criminali in materia ambientale e l’opportunità di una crescente specializzazione anche degli organi inquirenti perché la materia ambientale, così come quella della sicurezza sul lavoro, necessita maledettamente di competenze tecniche a livello inquirente oltre che di PG che purtroppo in Italia solo in pochi possiedono”.

Quindi lei è d'accordo con la separazione delle carriere per i magistrati? E' per il Sì al quesito?

“Sarò chiaro: secondo me la separazione delle carriere potrebbe costituire il primo passo in avanti anche verso la specializzazione delle competenze degli organi inquirenti di pari passo con quella che lato avvocati. Proprio il presidente dell'Ordiine di Roma, Antonino Galletti Galletti, ha già individuato i requisiti tecnici per le specializzazioni degli avvocati, tra cui proprio quella ambientale. Quindi da un lato oggi c'è una legge che disciplina le specializzazioni delle competenze acquisite da un avvocato e dall'altro lato con la separazione delle carriere si potrebbe spingere per una specializzazione delle competenze degli organi inquirenti. Si ridarebbe dignità al ruolo dell’accusa e della difesa in processi nei quali il Consulente torna a supportare e non a decidere le sorti del processo".

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