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Roma
Regionali Lazio, Salvini: “Come in Sicilia, centrodestra unito”. Tace Meloni

Prima le Regionali in Sicilia, poi si aprirà ufficialmente il cantiere delle Regionali del Lazio. E a Roma e nelle province di Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo il centrodestra sarà unito. A rompere per primo il fronte del “silenzio romano” del centrodestra per il prossimo appuntamento elettorale è Matteo Salvini.


Il leader della Lega commentando la decisione di far convergere le politiche anti Pd e anti Cinque Stelle su Nello Musumeci manda il primo messaggio poco subliminale a Giorgia Meloni e alla pattuglia forzista che a Roma vive come se fosse seduta ancora sul 14% dei consensi:” In Sicilia non ci sono stati nè passi indietro, nè passai avanti. C'e' un candidato unitario che può vincere. Non volevamo che si ripresentasse un altro caso Roma dove il centrodestra diviso ha regalato la vittoria ai grillini".

Il messaggio è chiaro: né Giorgia Meloni con i fratellini d'Italia, né Silvio Berlusconi coni suoi deputati possono pensare di affrontare Nicola Zingaretti (forse) e Roberta Lombardi (forse) in una competizione elettorale che si preannuncia lunga e che è il primo appuntamento dopo la debacle romana del maggio 2016, quando l'onda stellare di Virginia Raggi ha superato ogni polemica asfaltando le altre liste presenti a Roma.

Ma perché Salvini spedisce il messaggio agli “amici romani” Semplice, a dispetto del periodo di vacanza, i telefonini dei forzisti romani non hanno ai smesso di trillare. E dalle seconde linee spuntano le “piccole-grandi manovre” di Forza Italia alla ricerca del candidato sul quale far convergere i futuri alleati. La dinamica forzista è sempre la stessa: invece di iniziare a mettere a punto un programma che possa catalizzare l'attenzione degli elettori, il gruppetto romano è partito con il recruiting del candidato con un curriculum ideale che ha sempre le stesse caratteristiche: non troppo giovane e non troppo “datato”, rappresentante “fare” e quindi da pescare nell'alveo dei manager d'impresa, possibilmente “non povero”, visto che buona parte della campagna elettorale dovrà autofinanziarla e questo perché come sempre on cassa non c'è un euro. Visto che il bacino dei professori è da sempre appannaggio del centrosinistra, dall'altra parte si guarda quindi agli  ambienti confindustriali, con un paio di nomi che sono rimbalzati di telefonino in telefonino e che provengono entrambi dalla “sezione” locale di Unindustria.

Ma come realizzare un progetto unitario che metta insieme in termini di consenso le diverse anime che vanno dagli ex An ai post Dc sino ai forzisti della prima ora? In realtà il centrodestra punta ad una semplice sommatoria di voti: il risultato elettorale di Genova costruito a tavolino da Giovanni Toti è ormai una pietra miliare del progetto di resurrezione del centrodestra e così come ha condizionato il voto siciliano, è considerato anche un nuovo modello per Roma, tant'è che lo stesso Salvini di fronte all'aritmetica ha capito la lezione prima di Giorgia Meloni: uniti in Sicilia e uniti a Roma, dove la Lega è un fenomeno politico che conta meno dei fuoriusciti forzisti. Così le diverse anime si presenteranno ciascuna con un proprio simbolo e un candidato unico e unitario. La governabilità un po' ci rimette ma di fronte alla sconfitta matematica in solitaria, ciascuno dovrò fare un passo indietro. L'unico dubbio è Giorgia Meloni o perlomeno il prezzo che imporrà nel Lazio, forte del risultato entro il Raccordo Anulare. Agitando la clava di correre da sola, la ragazza della Garbatella, come minimo riuscirà a imporre un ticket per la vicepresidenza sul modello Sicilia. Solo che a sentire i fratellini, ha in mente una strategia ma è senza il candidato giusto, visto che l'eroe di Amatrice Pirozzi è già stato bruciato. Non resta che aspettare novembre e preparasi ai tatticismi dei comunicatori. Escluse le primarie.

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