Rifiuti, discariche abusive e traffico illecito: 8 arresti alle porte di Roma
Doppia operazione: a Monterotondo arrestate due persone, nel frusinate 5 i fermati ed una cava sequestrata
Rifiuti, discariche abusive e traffico illecito: doppia operazione delle forze dell'ordine alle porte di Roma. Nel Comune di Monterotondo arrestate due persone colpevoli di aver allestito un capannone industriale a discarica di rifiuti speciali; nel frusinate fermati cinque uomini e sequestrata una cava e 29 mezzi.
Il 27 gennaio i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Monterotondo hanno sequestrato un capannone industriale e le adiacenti pertinenze, perché adibito a discarica di rifiuti speciali non pericolosi. Due le persone segnalate all’autorità giudiziaria: l’amministratore della società proprietaria del capannone e l’operaio sorpreso durante le operazioni di movimentazione dei rifiuti, tramite mezzo meccanico.
Il comportamento posto in essere integra la gestione e deposito di rifiuti non autorizzato, in quanto l’assenza di calendarizzazione dei conferimenti a discarica ha determinato, come conseguenza, l’eccedenza delle volumetrie massime consentite in deposito temporaneo. I cumuli di rifiuti presenti sul suolo, pari a circa 140 m 3 , sono distribuiti in tre aree: nella prima area, di circa 600 m 2 , sul piazzale antistante il capannone, contiene rifiuti speciali derivanti da processi di costruzione e demolizione edili, vetro, guaine, miscele bituminose; nella seconda area, di circa 180 m 2 , presente all’interno del capannone, sono accumulati rifiuti misti derivanti dall’attività di demolizione; nella terza area, di circa 120 m 2 , sono accumulati rifiuti speciali misti derivanti dall’attività di costruzioni e demolizioni. Posto sotto sequestro anche il mezzo escavatore utilizzato per la movimentazione dei rifiuti. Ulteriori accertamenti in corso per verificare lo stato dei luoghi e l’eventuale compromissione ambientale e paesaggistica.
Cinque invece le persone arrestate nell'ambito di una operazione che ha condotto anche al sequestro di un sito adibito a cava e di 29 automezzi, nella provincia di Frosinone. L'operazione è stata condotta dai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.), dalla Stazione Carabinieri Forestale di Anagni, e dal Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, che stanno eseguendo un’ordinanza consistente in 2 custodie cautelari in carcere, 3 arresti domiciliari, sequestro di un sito adibito a cava, 29 sequestri di automezzi, per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, gestione di discarica abusiva, combustione illecita di rifiuti. La custodia cautelare in carcere è stata disposta per due fratelli residenti a Ferentino, in provincia di Frosinone, che nella cittadina gestiscono una cava, mentre gli arresti domiciliari sono stati disposti per due coniugi che gestiscono una società di smaltimento rifiuti a Morolo, sempre nel Frusinate e un consulente ambientale residente a Castrocielo.
I fatti contestati risalgono al 2018 – 2019 e riguardano 22 società. La “N. G.”, i cui soci sono due fratelli, è una società che gestisce una cava a Ferentino. Dalle indagini è emerso come il sito contenente la cava non venisse utilizzato dai rappresentanti della società solo per attività estrattive, bensì anche come enorme discarica abusiva di rifiuti prevalentemente derivanti da attività edilizia. I Carabinieri Forestali hanno accertato come numerose società e persone fisiche che operano prevalentemente nel settore edilizio abbiano con continuità scaricato presso il sito centinaia di metri cubi di rifiuti, senza alcun tipo di documentazione e senza le necessarie autorizzazioni. Questo consentiva alle imprese di lucrare sulle differenze di prezzo con le discariche autorizzate, e soprattutto di aggirare le norme sul trasporto e smaltimento dei rifiuti. Infatti la maggioranza dei trasporti avveniva senza la necessaria abilitazione, né con l’annotazione sui registri il cui possesso è obbligatoriamente previsto dalla legge. Non solo, gli sversamenti consentivano anche di violare tutte le norme a presidio della reale classificazione e caratterizzazione dei rifiuti. Non c'erano infatti le necessarie analisi dei rifiuti che dimostrassero la non pericolosità, richieste invece per l’accettazione dei rifiuti presso le discariche regolarmente autorizzate.
Ventidue le società e ditte individuali coinvolte negli smaltimenti, in maggioranza aventi sede nella provincia di Frosinone. Particolarmente intensi i rapporti con una di queste società, la “S.” avente sede in Morolo, della quale i gestori della cava erano anche soci e i cui rappresentante sono stati posti agli arresti domiciliari. La gestione della discarica comprendeva non solo gli scarichi di rifiuti, ma anche i livellamenti dei cumuli che si sono col tempo ammassati, proprio per consentire ai mezzi di poter scaricare al meglio i rifiuti stessi, mostrando proprio una precisa organizzazione del sito. La stessa società “N. G.” utilizzava la discarica per smaltire direttamente i rifiuti tramite mezzi propri. Gli smaltimenti illeciti, inoltre, avvenivano sia presso la discarica, sia in altri posti sparsi nel sito adibito a cava.
I sopralluoghi effettuati con Arpa Lazio hanno consentito scoprire nell’intero sito, sia rifiuti pericolosi che non pericolosi, secondo la classificazione operata dall’Agenzia. Un cumulo, tra l’altro, era stato oggetto di combustione. Le indagini, inoltre, hanno evidenziato un’illecita attività di recupero degli inerti, effettuata sempre all’interno dello stabilimento della società che gestiva la discarica abusiva. In particolare i rappresentanti della società avevano avviato un’attività di recupero degli inerti, con un macchinario non autorizzato per il recupero presso la sede della cava ma solo per singole campagne mobili da effettuarsi presso i siti di produzione dei rifiuti. Il recupero di inerti, spesso, costituiva anche una perfetta “maschera” dell’illecito smaltimento. E' stato accertato che alcuni rifiuti, benché destinati a recupero secondo la documentazione allegata, non erano realmente inviati a recupero bensì venivano scaricati direttamente presso la discarica, senza subire alcun processo che portasse al loro riutilizzo.
Il Gip di Roma ha disposto non solo le misure cautelari personali ma anche il sequestro dei mezzi adoperati per gli sversamenti dei rifiuti e il sequestro dei terreni sui quali questi venivano illecitamente scaricati.
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