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Roma
Rifiuti Roma, il piano di Zingaretti salva la Raggi: il bluff della Regione

di Donato Robilotta

Il grande bluff del piano rifiuti della Regione Lazio: il vero pilastro del piano e dell’accordo Zingaretti-Raggi è quello di portare i rifiuti in altre regioni o all’estero, come prevedono le ultime ordinanze regionali, con la Tari pronta a schizzare alle stelle. Ecco il perché.

 

E’ iniziato in commissione ambiente alla Pisana l’iter della discussione sul piano dei rifiuti, approvato dalla giunta regionale nel mese di dicembre. Dall’illustrazione dell’assessore Valeriani si capisce subito che il piano è fuffa, perché di fatto fa la foto dell’impiantistica presente senza prevederne altra, quindi fotografa l’emergenza rifiuti e la rende strutturale, e alla fine finisce solo per affidare alla discarica e al trasporto fuori regione la soluzione per la gestione del ciclo.

Valeriani ha spiegato che l'obiettivo principale del piano è il raggiungimento della raccolta differenziata al 70% e una forte riduzione della produzione dei rifiuti, con una centralità del nuovo impianto di Colleferro, senza bisogno di nuovi impianti di Tmb e tantomeno di nuovi termovalorizzatori. A riprova di questo ha aggiunto che negli ultimi sette anni, nonostante il piano dei rifiuti del 2012 prevedesse 4 impianti di termovalorizzazione, nessuno ha fatto richiesta di autorizzazione per tali impianti.

Parto da quest’ultima considerazione per dire che è una vera e propria fake news che offende l’intelligenza di tutti. Nessuno ha fatto richiesta perché i 4 impianti c’erano già, autorizzati, parte funzionanti e parte in costruzione. Infatti, oltre all’attuale impianto di S. Vittore, c’era quello di Colleferro, chiuso da Zingaretti e Valeriani non sulla scorta della delibera sulla qualità dell’aria, come dice,  ma per lisciare il pelo alla protesta del sindaco del Pd e dopo aver speso inutilmente 12 milioni di euro per il revamping; c’è il gassificatore di Malagrotta, che può essere messo in funzione nel giro di poche settimane; e c’è ancora l’impianto di Albano. Do una notizia a Valeriani, l'autorizzazione ambientale dell'impianto di Albano non è scaduta, come dichiarò la Regione in occasione del decreto sblocca impianto per farlo cancellare dall’elenco, ma è stata rinnovata per legge così come l’aia del tmb e della relativa discarica di pertinenza.

Ora Valeriani sostiene che il fabbisogno di termovalorizzazione della Regione a partire dal 2022 scenderà sotto le 400 mila tonnellate, per cui non c’è bisogno di nuovi impianti dal momento che l’impianto di S. Vittore ha una capacità autorizzata proprio di 400 mila tonnellate.

Non è così, perché i tecnici del ministero dell’ambiente nel 2016, nello scrivere lo sblocca impianti, avevano stimato una esigenza di valorizzazione per la nostra regione pari a 880 mila tonnellate all’anno, calcolando la differenziata al 65%, e con una produzione di rifiuti che era inferiore a quella del 2018. Non a caso la società A2A ha fatto richiesta di costruire un termovalorizzatore a Tarquinia, e non è un caso che gli uffici competenti della regione, pur in presenza di un piano approvato in giunta che dice no a nuovi impianti, abbiano avviato la conferenza di servizi.

Quanto all’obiettivo della raccolta differenziata al 70% in pochi anni mi pare molto ardito raggiungerlo, visto che ad oggi siamo al 47% e con la presenza di una grande area metropolitana come Roma. Nessuna delle grandi aree metropolitane, che pure sono avanti a Roma da sempre, ha mai raggiunto questo obiettivo. Milano e Venezia sono al 59%, Torino al 46%, Genova al 33%, Bologna al 51%, Firenze al 53% e Napoli al 36%. Quanto alla riduzione dei rifiuti vorrei far presente all’assessore che nel 2018 la produzione è aumentata del 2% anche nel Lazio, per fortuna, e scommettere sulla crisi permanente o sulla decrescita felice non è bell’auspicio.

Passando all’impianto miracoloso di Colleferro nessuno ha ancora capito di cosa si tratta, visto che si dicono cose diverse a ogni presentazione, né è stato indicato un impianto simile né è stato presentato un progetto industriale vero e proprio. Ma leggendo sempre la relazione di Valeriani mi viene il sospetto che si stia alzando solo un po’ di polverone per aumentare sulla carta il valore degli asset, ad oggi inesistenti di Lazio Ambiente, per vendere poi la società regionale ad Ama, come sento dire in alcuni ambienti. Nel frattempo l’assessore avrebbe fatto bene a dire al Consiglio che l’attuale presidente di Lazio Ambiente è stato nominato anche nel CdA di Asia, la municipalizzata dei rifiuti di Napoli, e a quanto si legge dalla stampa locale pare destinato a compiti operativi.

Inoltre la Regione, sempre per accondiscendere alla protesta del sindaco del Pd, ha chiuso la discarica di Colle Fagiolara, che era ancora capiente e poteva andare avanti per un altro anno. Cosa di una gravità inaudita per l’emergenza rifiuti in atto e per l’affermazione dell’assessore che mancano discariche nel Lazio. Le uniche che hanno ancora qualche capienza sono quelle di Viterbo e di Civitavecchia, mentre quella di Roccasecca dovrebbe chiudere a maggio del 2020. Non a caso la Regione ha inviato lettere alle province per individuare siti di discariche in quanto, così come riporta la delibera 199 del 2016 sul fabbisogno, da qui al 2026 servono circa 10 milioni di mc di capienza complessiva rispetto ai 500 mila mc di capienza attuali.

Da questi dati si evince che nessuna provincia del Lazio è autosufficiente, tanto che appare molto strumentale la richiesta trasversale  di mantenere il  sub ato di Roma città previsto dal piano, mentre gli accordi Zingaretti – Raggi prevedono la indicazione della discarica da parte del Campidoglio e la contestuale cancellazione del sub ato da parte della Regione. Il Campidoglio ha indicato la discarica di Monte Carnevale e la Regione invece di modificare il piano in giunta ha solo approvato una delibera di intenti per la modifica del sub ato, ma la richiesta trasversale che è montata alla Pisana, anche con la spinta del presidente della commissione ambiente dei 5 Stelle, potrebbe indurre la giunta regionale a lasciare invariata l’attuale previsione del piano.

Dai dati si evince anche una mancanza impiantistica Tmb, trattamento meccano biologico, almeno sino all’apertura dell’impianto di Albano e di quello di Guidonia, ancora bloccato nonostante il via libera della conferenza dei servizi della Presidenza del Consiglio, per cui non si capisce l’assenso alla chiusura dell’impianto Ama di Rocca Cencia per manutenzione straordinaria. Mancano poi impianti per l’umido, rispetto a un’esigenza di circa 750 mila tonnellate all’anno abbiamo ad oggi una capacità impiantistica autorizzata pari a 400 mila tonnellate.

Ecco dunque che appare allora chiaro che l’altro vero pilastro del piano rifiuti e dell’accordo Zingaretti-Raggi è quello di portare i rifiuti in altre regioni o all’estero, come prevedono le ultime ordinanze del Presidente della Regione, con grave aggravio per i costi della tariffa sui rifiuti, che grava sulle spalle dei cittadini, e con un grave danno all’ambiente, come ha sottolineato di recente la recente relazione dell’agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma capitale.

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