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Roma
Ristoratori stressati per il Covid, mancano i camerieri e serve lo psicologo

Chef, cuochi e camerieri sempre più stressati e con disturbi fisici e psicologici a causa del Covid. A dirlo una ricerca effettuata dall'Ordine degli Psicologi del Lazio insieme agli Ambasciatori del Gusto che traccia un confronto fra pre e post pandemia.

Un insieme di colloqui, focus group e sondaggi somministrati nel corso degli ultimi tre anni ai lavoratori del settore della ristorazione fa emergere un quadro di disagio psicologico accentuato dai due anni di Covid 19. L'obiettivo della ricerca e dell'accordo (stipulato nel 2019) fra psicologi e Ambasciatori del gusto è creare una rete di supporto che possa aiutare i ristoratori a risolvere i conflitti interiori che si ripercuotono sul lavoro e aiutare i vari team a ritrovare la motivazione e serenità con l'aiuto di un coach o percorso di consulenza psicologica.

Il 70% dei ristoratori è uomo

Motivazione e serenità persa a causa dello stress come raccontano i dati della ricerca. L’identikit dei rispondenti vede una prevalenza nella fascia di età fra i 31 e i 65 anni (89,2%). Circa il 73% afferma di svolgere questo lavoro da più di 20 anni, nell’84% dei casi si tratta di soggetti titolari o co-titolari dell’attività. Sono ristoratori quasi il 77% dei rispondenti e ristoratori/cuochi quasi il 57%, di questi il 49,1% è chef capo di brigata. Il 70% del campione è di genere maschile e per oltre l’85% ha una relazione stabile (conviventi/sposati), il 55% inoltre ha figli conviventi.

Lavorare in cucina fa perdere il sonno

Sono in crescita, soprattutto nell'ultimo anno, i disturbi del sonno: il 54,95% degli intervistati ha dichiarato di soffrirne. Un dato che aumenta, come gli altri disagi psicologici, con l'aumentare degli anni di attività.

Ansia e stress in cucina

A essere aumentati sono anche i numeri relativi al personale che soffre di disturbi psicologici, un dato che ha fatto riflettere e lanciare l'allarme "burn out". Come si legge nel report, a dimostrare come le mansioni della ristorazione siano fisicamente e mentalmente usuranti è l’aumentare dell’incidenza dei disagi psico-fisici, proporzionale all’aumentare degli anni di esperienza lavorativa: sono i soggetti con più di 20 anni di attività a segnalare infatti la maggiore presenza di sintomi fisici e la percezione di sintomi psichici. Fra i disturbi più riscontrati al primo posto vi è l'ansia (il 40,54% ne soffre) seguita dalla tristezza (al 38,73%) e, al terzo posto, l'isolamento sociale.

Un settore che ha paura

Largamente e traversalmente diffusa nel settore è la paura e l'incertezza nei confronti del futuro, peggiorata dall'andamento della pandemia e dalle comntinue chiusure e/o restrizioni dalle quali la categoria dei ristoratori è stata colpita negli ultimi mesi. Un timore accompagnato dai dubbi sulla propria mansione e sul proprio futuro che colpiscono sia i ristoratori che i capo chef ma anche (e soprattutto) i camerieri, una delle categorie più in crisi da come emerge anche dal report. Uno stress che fra il 30% degli intervistati era presente anche pre Covid dovuto a problemi legati al mancato turn over o all'organizzaizone del lavoro. Gli scenari ora sono di grande precarietà e talvolta si percepisce l’impossibilità di pianificare, di fare azioni strategiche in grado di agevolare il lavoro.

Non si trovano più camerieri

Il periodo emergenziale ha scatenato ulteriori ansie che si riflettono sull'organizzazione del ristorante. Fra le conseguenze negative vi è la difficoltà, da parte dei ristoratori, di trovare camerieri disponibili a iniziare a lavorare presso il proprio locale. Come emerge dai sondaggi molti professionisti preferiscono infatti lavorare meno ore per avere più tempo libero per sè. Soprattutto in questa fase di ripartenza, dopo i sacrifici effettuati durante il lockdown, molti dipendenti o candidati provono minor voglia di sacrifarsi e, di conseguenza, di intraprendere il mestiere. Trend che riguarda soprattutto i camerieri, mansione che viene vista come "fuori moda", ma soprattutto poco pagata. Trovare e creare un gruppo consolidato nel ristorante diventa così sempre più difficile e ciò si ripercuote sullo stress dei turni e del lavoro a 360°.

Psicologi a supporto delle brigate

L'obiettivo dell'accordo è quello di cercare di promuovere, sempre di più, iniziative di confronto e sostegno psicologico. L'altro e ultimo dato che infatti emerge con chiarezza dalla ricerca è che nonostante il disagio fisico e psicologico il personale della ristorazione ricorra poco all'aiuto di uno psicologo. Spesso gli incontri rimangono deserti eppure l'obiettivo, posto dall'Ordine degli Psicologi del Lazio, è quello di attivare una rete di supporto per aiutare, soprattutto, nella gestione e organizzazione del personale e della formazione, elementi che aiuterebbero a diminuire il carico di stress emotivo. Il documento si conclude con le testimonianze di due Ambasciatori del Gusto, e con i “Suggerimenti di buone pratiche per il proprio benessere psicologico”, offerti agli addetti ai lavori come check-list per verificare lo stato di salute psicologico della loro attività.

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