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Roma
Rivive il fantasma di "Villa Moresca". Circeo, svolta nel delitto del mistero

Andrea Ghira classe 1953, il fantasma di "Villa Moresca" (così si chiamava la casa di famiglia sul Litorale del Circeo) non trova e non da pace a Donatella Colasanti (una delle due vittime del "Massacro del Circeo" perpetrato da Ghira insieme ad Angelo Izzo e Gianni Guido nei confronti di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez) tra il 29 e il 30 settembre 1975, morta chiedendo giustizia per la violenza subita da un criminale che affermava essere ancora vivo e a piede libero.
Figlio della "Roma bene", la famiglia possedeva uno stabilimento industriale sulla via Pontina, comincia a farsi notare per le sue idee spiccatamente di Destra e per la propensione al crimine sin da giovanissimo mentre frequenta il Liceo Giulio Cesare, rimediando un paio di denunce.
Il suo "capolavoro criminale" però lo mette in atto dopo essere uscito di galera. Si fa chiamare "Jacques" come Jacques Berenger, il capo della Banda dei Marsigliesi, figura criminale per la quale Ghira ha una vera e propria venerazione
Il 30 settembre 1975, infatti, quando organizza il massacro del Circeo è uscito di prigione da appena tre mesi. La festa di compleanno, a cui erano state invitate le due giovani ragazze, Lopez e Colasanti, altro non era che un festino per la scarcerazione inattesa di Ghira.
Il party si tiene a Villa Moresca, la casa al mare, della famiglia Ghira: una grande abitazione disposta su due piani, giardino, taverna e garage. Affacciata sul panorama dell'Isola di Ponza, in posizione isolata, immersa nella strepitosa cornice bucolica del Parco del Circeo.
Per oltre ventiquattro le due ragazze vengono violentate, seviziate e massacrate. I tre manifestano in questa maniera tutto il loro odio contro le donne e la loro umile condizione sociale. Sono due ragazze semplici, mai sfiorate dalla di politica. Rosaria Lopez viene portata nel bagno di sopra della villa, percossa ed annegata nella vasca da bagno.
Caricate le due ragazze nel portabagagli fanno ritorno a Roma, dove vanno a mangiare una pizza senza sospettare che una delle due ragazze è miracolosamente sopravvissuta e riesce a chiedere aiuto.
I suoi sodali vengono catturati in poche ore, mentre Ghira grazie a una soffiata riesce a rendersi latitante. Per il massacro non sconta neanche un giorno di carcere della condanna all'ergastolo, riuscendo a imboscarsi prima nelle file della Legione Straniera Spagnola che in quegli anni accoglieva anche persone dal passato dubbio, ricercati e latitanti. Qui scompare per diciotto anni probabilmente grazie anche alla disponibilità di ingenti risorse finanziarie da parte dei "camerati" di Corso Trieste.
Nel 1994 la morte per overdose dopo l'allontanamento dal Corpo in circostanze oscure (il corpo viene rinvenuto diversi giorni dopo la morte, e sepolto con una siringa accanto segno inequivocabile dell'uso di stupefacenti).
Il dubbio sulla sua fine ha serpeggiato fino alla riapertura del sepolcro alla presenza di inquirenti italiani e delle telecamere di una trasmissione televisiva. La prova del Dna tra la salma esumata e un discendente di Ghira aveva cancellato ogni dubbio, ma da quel giorno gli avvistamenti di persone somiglianti a Andrea Ghira per le strade di Roma Nord si sono moltiplicate.

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