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Roma
Roma Capitale: “Va bene l'ordine del giorno di Meloni ma serve una legge”

La Camera dei Deputati ha approvato la manovra di Bilancio per il 2021. Entro la fine dell'anno anche il Senato dovrà dare il suo via libera e ovviamente lo farà con un voto di fiducia che chiude definitivamente l'iter della legge non essendoci più tempo per una terza e ultima lettura alla Camera.

Oltre alla manovra vera e propria, confluita nel solito maxi emendamento questa volta di oltre 1000 commi, la Camera ha approvato molti ordini del giorno che non hanno la stessa cogenza giuridica della Legge di Bilancio ma indicano tuttavia un preciso orientamento al Governo. Il rischio per un ordine del giorno è sempre quello di essere scritto sull'acqua. In particolare mi piace quello proposto da Giorgia Meloni, e votato da tutti i partiti, sui poteri e sulle relative risorse da destinare a Roma Capitale.

Al Senato, lo ripeto, la manovra di bilancio verrà approvata a scatola chiusa, con un voto di fiducia. Un'anomalia del tutto ricorrente ad ogni manovra di bilancio di fine anno, di fatto confezionata da una sola Camera legislativa e poi acquisita senza alcuna modifica dall’altra. Di solito si parte dalla Camera dei Deputati dove per effetto della legge elettorale il governo può contare su una maggioranza parlamentare più solida che lo mette al riparo da brutte sorprese. Ma il regolamento del Senato, diversamente da quello della Camera, e forse saggiamente, considera il voto di fiducia conclusivo e definitivo per l'approvazione finale di ogni legge, senza procedere ad ulteriori votazioni ne' sugli ordini del giorno, che sono dunque tutti preclusi, nè sul complesso del provvedimento. Contrariamente alla Camera che, dopo il voto di fiducia passa alle lunghissime votazioni sugli ordini del giorno e al voto finale sull'intero provvedimento in esame, il Senato chiude i giochi con la fiducia. Allora si verificherà il caso che gli ordini del giorno, incluso quello su Roma Capitale, saranno impegni presi solo con il voto della Camera e non del Senato. E già questo ne indebolirà il senso e i contenuti.

Inoltre quando ero deputato girava questa battuta: “Un ordine del giorno non si nega a nessuno” proprio per svilirne la portata che in molti casi è vicino allo zero.

Avrei preferito quindi che gli emendamenti su Roma fossero approvati e inseriti, come chiedeva il centrodestra, nella legge di bilancio e non trasformati in ordini del giorno, semplici appendici peraltro approvati solo dalla Camera e non dal Senato. Giunti a questo punto sarebbe anche il caso di ricordare che per riconoscere poteri, funzioni e risorse a Roma Capitale esiste già una legge, la 42 del 2009, voluta dal quarto e ultimo governo di Silvio Berlusconi sul federalismo fiscale che al suo articolo 24 prevedeva la possibilità di devolvere a Roma Capitale poteri su precisi ambiti assai qualificanti come edilizia pubblica e privata, trasporto pubblico locale, valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali.

L'articolo prescriveva anche 'l'attribuzione a Roma Capitale di un patrimonio commisurato alle funzioni e competenze ad essa attribuite'. Trattandosi di una legge-delega occorreva adottare dei decreti legislativi. Allora io mi chiedo perché non riattivare questo provvedimento con una nuova legge delega ad hoc per Roma estrapolando i principi normativi ex art. 24 e aggiornandoli se necessario. Vanno benissimo gli ordini del giorno se ci conducono però ad una vera legge per la Capitale. Furono più coraggiosi i legislatori della rimpianta Prima Repubblica che nel 1990 approvarono una legge Roma Capitale, la 396/90, che in molti ancora rimpiangono con un fondo per finanziare il programma degli interventi a favore della Città

All'art.1 di questa legge di 30 anni fa voluta da Craxi e Andreotti, c'era già scritto tutto, ma proprio tutto, sul ruolo e le risorse spettanti a Roma. Che sia allora letto e applicato! E sarebbe cosa buona e giusta in questo caso copiare chi ci ha preceduto perché era molto più bravo di  noi. 

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