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Roma, crescita e sviluppo fermi. L'ex sindaco Marino: "Colpa della burocrazia"

Crescita e sviluppo al palo, l'immobilismo romano unico freno ad un ruolo mondiale della Capitale. L'ex sindaco di Roma Ignazio Marino punta il dito: "È colpa della burocrazia".

 

A Roma tutto è nelle mani della burocrazia e nel potere di veto, che troppo spesso impedisce di sfruttare la straordinaria ricchezza della Capitale, allontanando investimenti. A sostenerlo è Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, in un’intervista rilasciata al quotidiano online LabParlamento nell’ambito del dossier #RomaMilano disponibile sul sito www.labparlamento.it.

“La ricchezza straordinaria che ha Roma, ricchezza archeologica, architettonica e culturale, è utilizzata, secondo me, in maniera ridicola rispetto alle sue potenzialità. Roma ha tutti i requisiti per diventare il principale polo urbano di attrazione del pianeta per la cultura, l’arte e l’archeologia a cielo aperto”, spiega Marino a LabParlamento, sottolineando come una delle cause del ritardo di Roma sia che “negli ultimi 100 anni, la divisione della gestione dei beni culturali tra soprintendenza comunale e la sovrintendenza ministeriale ha creato un struttura a due teste che di fatto non permette grandi progressi e non attrae grandi investimenti, perché tutto è nelle mani della burocrazia e nel potere di veto di qualcuno”.

L’ex sindaco ha poi commentato il ruolo della Capitale come polo di ricerca mondiale. “Roma ha sette poli universitari e diversi centri di ricerca avanzati e d’eccellenza, ma purtroppo scontiamo la scarsa lungimiranza in materia di investimenti in Ricerca e Sviluppo. Il Consiglio Europeo ha espresso la raccomandazione di raggiungere entro il 2020 l’obiettivo di investire il 3% del prodotto interno lordo in Ricerca e Sviluppo ma oggi l’Italia ha investito l’1,29% del Pil. È chiaro – afferma Marino – che se in Italia ci sono idee brillanti ma poi non esistono le risorse economiche per svilupparle, e invece queste sono disponibili in un altro Paese, un giovane o una giovane appassionati della loro materia di studio partiranno, rinunciando alla bellezza dell’Italia e ai loro affetti”.

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