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Roma
Roma da capitale del malaffare a città del futuro. Coi soldi del Recovery fund

* di Giuliano Pacetti

Sul Recovery Fund si fa sempre più evidente che i sovranisti casarecci, sotto sotto, tifano per Mark Rutte e per Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi. E i cattivissimi sono meno ingenerosi di chi avrebbe l’obbligo morale di sostenere l’azione del Governo.

E invece no, i nostri modesti Mark Rutte, anziché fare una buona opposizione, preferiscono fracassarsi la testa dell’omero a forza di spallate per far cadere il Governo, che peraltro è uscito rafforzato dalla recente competizione elettorale e dallo straordinario risultato referendario. Sul piatto ora c’è il rilancio dell’Italia, uscita fortemente penalizzata dall’epidemia da CoViD-19.

Ed è veramente sorprendente che Giorgia Meloni e Matteo Salvini abbiano già archiviato la lezione della pandemia, quando l’Italia era considerata Paese untore dell’Occidente, quando le vittime del virus venivano trasportate su camion militari, quando il loro picchiare duro contro il Governo del Paese e contro l’Europa produceva danni di immagine ed economici incalcolabili. I due scolaretti hanno preferito mettersi dietro la lavagna da soli e non hanno fatto nulla per rassicurare gli italiani, per renderli consapevoli del momento delicato, per farsi sistema e collaborare alla rinascita del Paese. Ancora oggi Giorgia Meloni urla che la mascherina è un bavaglio contro le opposizioni. Pazzesco che la leader dell’opposizione non si renda conto che chi governa ha scelto di tutelare la salute e la vita dei cittadini. Ma tant’è. Il Paese fortunatamente va avanti, resta vigile e può contare su un sistema sanitario rafforzato dall’esperienza pregressa.

La prossima primavera arriveranno dall’Unione europea 81,4 miliardi a fondo perduto e 127,4 miliardi di euro di prestiti e questo, paradossalmente, toglie il sonno a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini che, capita l’antifona, si inventano di tutto per non aprirsi al confronto e restare quarantenati dietro la lavagna. Altro che un Governo che non ascolta le opposizioni, piuttosto siamo davanti a due presunti leader che se le danno di brutto e fuggono terrorizzati da ogni tavolo che li impegni a lavorare per l’Italia. Insomma, Giorgia Meloni e Matteo Salvini non sono un investimento per il Paese e non sono soprattutto nelle condizioni politiche di partecipare concretamente al piano di rinascita, che presuppone di considerarsi parte di un’Europa che finalmente ti ascolta e ti aiuta. E questo è un problema serio all’interno della Lega.

La politica del pensiero semplice ha illuso Matteo Salvini che l’unica strada per arginare Giorgia Meloni fosse mettersi alla destra della destra e cavalcare quel “prima gli italiani” vuoto di ogni prospettiva. La politica dello slogan, che ti fa agire senza pensare, sta mostrando i suoi limiti fisiologici e quando inizia la discesa chi ti è vicino ti aiuta a ruzzolare sempre più in basso.

Comunque sia, si va verso gli investimenti progettuali del piano di ripresa, un Recovery Fund che offre all’Italia la reale possibilità di cambiare il proprio senso di marcia, a partire dalla banda ultralarga e dall’innovazione digitale, con il conseguente potenziamento dell’offerta di formazione. Uno scenario del tutto nuovo, che gonfia la vela dei partiti che governano il Paese: si sviluppano nuove energie, c’è una rinnovata attenzione ai territori e alle persone e tante idee da realizzare. La politica, grazie alla indispensabile azione del Movimento5Stelle, si sta dando una visione di futuro che è attenta a migliorare la vita della gente. E se dalle parti di chi governa si respira responsabilità e consapevolezza per un modello che fa bene al bene comune, dall’altra parte le opposizioni si abbracciano in pubblico, tramano nel privato e restano disilluse da risultati elettorali inaspettati. Se non vinci in Toscana e perdi anche il Comune di Cecina, bandiera della Ceccardi, ci sarà una ragione. Come ci sarà una ragione per il pessimo risultato della Puglia e della Campania.

A Roma abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità di progettare un futuro per la città attraverso le possibilità offerte dagli aiuti europei. Siamo stati contagiati positivamente dal vento che soffia nella vela di chi progetta, di chi pensa al futuro delle persone e non a quello proprio, di chi è consapevole che la missione è quella di dare il massimo della dignità e della prospettiva ad una Città che si era fatta Capitale delle pastette e dell’imbroglio, Capitale del malaffare e dei prepotenti, Capitale del buco di bilancio e delle promesse mancate. Agli altri Paesi basterebbe uno solo dei monumenti di Roma per richiamare l’intero popolo verso la necessità di sentirla come un orgoglio nazionale. Ed è per questo che confidiamo nella sensibilità del Governo quando andrà a valutare i progetti da finanziare.

E se la Sicilia, tra le altre, propone di costruire una linea ferroviaria che collega Palermo, Catania e Messina, e la Campania e la Puglia l’Alta velocità che colleghi Napoli a Bari, Roma si distingue per aver presentato 159 progetti per un impegno di spesa di 25 miliardi di euro, investiti in Trasporti, Ambiente, Politiche sociali, Infrastrutture e Digitalizzazione. Tutte le forze politiche cittadine dovrebbero appoggiare tali proposte, tra le quali l’acquisto di 10 mila appartamenti da destinare al rafforzamento del contingente di case popolari, la costruzione e il prolungamento delle linee di metropolitana, la riqualificazione energetica delle scuole, delle case popolari e degli edifici pubblici, la riqualificazione e l’illuminazione degli spazi pubblici, gli investimenti per migliorare strade e viabilità, la riconversione del TMB di Rocca Cencia, la realizzazione di strumenti di mobilità smart con dispositivi e servizi in grado di supportare l’interazione dei residenti. In attesa che ci si decida ad assegnare a Roma i poteri dei quali ha bisogno, si proceda ad approvare una progettualità che consentirebbe in 7 anni di lavori di far fare alla città il salto di qualità del quale ha bisogno.

*Capogruppo del Movimento5Stelle in Assemblea Capitolina
e Consigliere delegato dell’Area Metropolitana di Roma

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