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Roma
Roma, “Ecco i poteri forti contro Virginia Raggi”. L'analisi di Pacetti M5S

di Giuliano Pacetti *

Ho accolto con favore la proposta di affaritaliani.it, che ringrazio, di farmi scrivere ogni mercoledì un pezzo che possa favorire e alimentare il dibattito del mondo politico romano. Cercherò di spiegare in modo semplice e di argomentare ogni questione portando a sostegno la forza dei numeri e delle idee.

Lo farò tenendo a mente l’attuale situazione, che impone alla politica di assumere, come suggerito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, comportamenti rigorosamente orientati all’interesse della collettività e alla valorizzazione del bene comune. Quello che stiamo vivendo è un tempo di straordinarie difficoltà e ce ne dovremmo ricordare tutti, a partire dai randellatori seriali.

L’onestà, la competenza, il rispetto per la critica e la determinazione nella realizzazione di un progetto per fare pulizia di una pesante eredità di opacità fatta di lassismo e clientele, di conti fuori controllo e di corruzione, questo rappresenta Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle per Roma.

Gli attacchi della vecchia politica non hanno tardato a manifestarsi con azioni costanti che, ostacolando la nostra amministrazione, più o meno consapevolmente hanno costituito un handicap al risanamento morale e politico della città. A destra e a sinistra non hanno compreso la devastante furia cieca e vendicativa di quanti avevano perso il governo vicario di Roma: Mondo di mezzo e i vari clan di cui sente ancora oggi parlare. La punta di un iceberg che finisce con il saldarsi e il rinvigorirsi grazie all’insperato aiuto di chi voleva togliersi di torno la rompiscatole, l’onestà che vuole mettere ordine in una città in ginocchio, l’avvocata alla quale far perdere la causa politica, costi quel che costi. I potentati le sono ostili, sembrano non fidarsi di quella ragazza arrivata per rimettere in piedi una città sfiancata, violentata e vilipesa. Così, quando Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle bloccano l’aumento delle bollette dell’acqua, che è una delle cinque stelle del Movimento, il Messaggero di Caltagirone, socio di Acea con il 5%, la bastona pesantemente con un “Raggi incapace, Roma muore”, chiedendone le dimissioni perché si va verso il dissesto delle società partecipate. Solo che ad amministrare Acea Virginia Raggi ha mandato l’ing. Stefano Donnarumma (ora promosso amministratore di Terna), che non solo chiude i migliori bilanci di sempre dell’azienda, ma garantisce dividendi ai soci mai visti e mai sognati. E realizza anche il progetto del raddoppio del Peschiera che garantirà acqua in abbondanza ai romani per i prossimi cento anni.

Visti i risultati il Messaggero si calma su Acea, ma Caltagirone è ‘tanta roba’ e tra le 80/90 società del gruppo ci sono interessi primari nel cemento e nelle costruzioni. Quando Virginia Raggi, dopo aver preteso e ottenuto la riduzione delle cubature, sceglierà di portare avanti la costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle, il Messaggero pomperà all’inverosimile i Consiglieri Capitolini dell’opposizione che si schierano contro tale scelta, santificando l’insantificabile e benedicendo la linea che porterebbe ad altri terreni, ad altri progetti e a ben altre cubature. Insomma Stadio sì, ma in altra parte e con colate di cemento da rideterminare. Sarà un caso, ma Il Messaggero si schiera con quella pecora furba milanese di Matteo Salvini e con i lombardi del Carroccio nella corsa al Campidoglio, che neanche la Meloni riesce a capire il perché, ma non vuole darlo a vedere perché sarebbe la fine dei suoi sogni. Intanto il PD romano continua beatamente a dormire e a darsi la zappa sui piedi, troppo spesso cantando nello stesso coro di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. In questo contesto Beppe Grillo e Vito Crimi si fanno sentire. Grillo condivide provocatoriamente una paginetta in prosa dedicata a Virginia Raggi, che nella sostanza ricorda ai romani che è giunto il tempo della mobilitazione delle coscienze, di una battaglia militante per difendere la Capitale da quelli che vogliono tornare a banchettare, senza regole e senza controlli. Vito Crimi è diretto e spiega come i consiglieri capitolini del Movimento si siano trovati “un abisso da scalare per restituire dignità alla Città Eterna e tornare a far vedere la luce ai romani. Il nemico andava abbattuto, ma non ce l’hanno fatta”.

È bene dirlo chiaro: Roma Capitale suscita tanto interesse e tanti appetiti perché ha una estensione chilometrica di strade pari a circa 5.500 km, non paragonabile a quelle di altre città italiane (Milano 1.500 km) ed europee (Centralità di Parigi 1.900 km). L'area in cui sono dispiegate queste strade è di 1.285 kmq, territorio così grande che equivale alla somma delle superfici di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo e Torino. Stupisce che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e il segretario del PD Nicola Zingaretti, continuino a giocare sulla pelle dei romani, non rendendosi neanche conto che le castronerie che dicono su Virginia Raggi e su l’azione amministrativa del Movimento 5 Stelle in Campidoglio  si ripercuotono sul buon nome di una città che hanno contribuito a delegittimare agli occhi del mondo. Forse accade perché sono tanto affaccendati nei giochetti di Palazzo, sicuramente accade perché protesi a cercare poltrone per loro e per i loro amici (una mestizia l’oltraggio alla città fatto da Giorgia Meloni che diserta costantemente lo scranno capitolino che si è guadagnato quando ha perso la corsa a Sindaca di Roma). E lor signore e signori si sono permessi in epoca pre-covid19 di parlare di turisti che fuggono da Roma: detto per inciso, le presenze dei turisti a Roma che nel 2015 erano quasi 14 mln, nel 2019 magicamente salirono a 19,4mln, grazie ad una Roma accogliente e percepita come sicura. Molti filibustieri straparlano e ironizzano sui monopattini elettrici e sulla flotta del car sharing, ma anche in questo caso a fare giustizia sono i numeri: si passa dai 1550 veicoli del 2016 ai 2500 del 2019; questo per dire quanto sia viva l’attenzione dell’Amministrazione Capitolina sulle tematiche della mobilità sostenibile. Si aggiungono chilometri di ciclabili (si passa da 230 a 242) e di ciclabili transitorie (150); inoltre i romani hanno ora a disposizione nuove rastrelliere per lasciare la bicicletta in sicurezza davanti all'ufficio, alla scuola, all'università, alla stazione della metropolitana.

Ma abbiamo tanti mercoledì a disposizione per far conoscere ai romani come stanno realmente le cose, dalla vita amministrativa alle società partecipate.

Devo una breve riflessione ai sondaggi utilizzati come una clava, velinati non per informare ma per influenzare l’opinione pubblica. Tra questi di estrema attualità è il Governance poll 2020 elaborato da Noto per il Sole24Ore, che tante paginate anti-Raggi ha scaturito in questi giorni. Da questo sondaggio salta agli occhi che la Presidente della Regione Calabria Iole Santelli perde consenso rispetto alla sua cifra elettorale (-0,3%) ma è posta sul podio dei migliori, mentre il Presidente della Basilicata Vito Bardi guadagna consenso (+0,8%) ma finisce nell’inferno dei bocciati per gradimento. Noto, che considero sondaggista e professionista serio, certifica che Virginia Raggi avrebbe il gradimento del 38,1% dei romani, ma nonostante questo giù mazzate. Allora, qualche cosa non torna: Fedriga Presidente del Friuli aumenta il suo consenso del 2,7% ed è considerato un fenomeno nazionale, Virginia Raggi aumenta il suo consenso del 2,8% (nel 2016 aveva ottenuto il 35,26% e ora stimato nel 38,1%) e continua ad essere bersaglio (ormai da 4 anni) di quanti hanno contribuito a mettere in ginocchio Roma. Sul tema sondaggi prendo a prestito le parole di Nando Pagnoncelli secondo il quale “un elettore su quattro sceglie cosa votare nell’ultima settimana prima del voto (dati Demos), quindi i sondaggi realizzati nelle settimane antecedenti rischiano di “scadere” come il latte nel frigorifero”.

Per pura accademia, se prendessi a base le ultime elezioni svoltesi in Italia (europee 2019), sarei autorizzato a dire (secondo l’ultimo sondaggio Ipsos) che la Lega di Matteo Salvini non se la passa bene, questo perché sta collezionando una serie di istantanee (sondaggi, che lui chiamerebbe selfie) che dal 34,3 % fanno scendere l’intenzione di voto a favore della Lega al 25,5%. Insomma, circa dieci punti già persi ed una discesa destinata a continuare. Una tendenza invece inversa per il M5S che dal risultato del 2019 (17,1%) vede ad oggi risalire seppur lentamente il proprio consenso (18,1%).

Per inciso, va detto che chi governa non può inseguire i favori di un sondaggio, ma deve piuttosto accompagnare un “progetto” e prestare ascolto alle ragioni di chi critica. Questo è quello che sta facendo il Movimento 5 Stelle a Roma: nei Municipi e in Assemblea Capitolina.

*Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina
e Consigliere delegato dell’Area Metropolitana di Roma

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